Quella drammatica notte al Jaiss

Così morì Erika fra musica e droga Chiese aiuto, poi il cuore si fermò

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VINCI

Una notte nel segno degli anni Novanta. Della storica discoteca Jaiss che ritorna nel locale di viale Togliatti a Sovigliana. Della musica techno dai volumi assordanti e dal ritmo ipnotico. Una serata di divertimento per centinaia di giovani arrivate da ogni dove. Fra loro, una piccola comitiva: sette amici, saliti in treno a Livorno e giunti all’appuntamento con lo sballo, per Erika Lucchesi, 19 anni appena, sinonimo di morte. Un non ritorno, consumato a bordo di quella pista senza regole, fra divanetti pronti ad accogliere chi non ce la fa più e tira il fiato.

E’ il 19 ottobre, quando la ragazza entra nel locale sulle sue gambe. Trucco perfetto, occhi intensi marcati da una linea di eye-liner, i lunghi capelli a incorniciare un volto di bambina con tanta, forse troppa, voglia di andare oltre. Una volta nel tempio della movida, sono le 21.54, ferma il tempo con uno scatto condiviso sul suo profilo Instagram. Top e pantaloni neri, scarpe con la zeppa come detta la moda, la 19enne è pronta per fare festa, in quella discoteca dove i carabinieri sono già impegnati in controlli, guarda caso, mirati al contrasto dello spaccio e a prevenire le stragi del sabato sera. C’è pure il cane antidroga. I militari verificano, osservano, mettono a segno due arresti, altrettanti pusher. Hanno poco più che ventenni e vengono dal Pisano: a farli scoprire, il tentativo di disfarsi della droga, una quarantina di dosi di metanfetamina, subito recuperata dalle forze dell’ordine. La comitiva livornese è nel locale: balla, si diverte, si concede qualche bevuta. C’è chi decide di acquistare droga, pasticche.

Lo spacciatore di riferimento viene dalla stessa città del gruppetto: un volto noto, una ’garanzia‘. Anche la 19enne assume droga. A fine serata, mentre la tragedia ormai è cosa fatta, lo raccontano amici e amiche della ragazza ai carabinieri. L’ecstasy passa dal venditore ai clienti, a quanto pare all’interno del locale. Erika assumerebbe più di una pasticca, balla, ‘viaggia’. Tutto bene fino a che non collassa. Appena il tempo di lamentarsi, di provare a chiedere aiuto, perde conoscenza. Più o meno sono le 3. La giovane è in preda a spasmi, convulsioni, fatica a respirare. Viene trasportata dal personale del locale lontano dalla pista, dove lo spettacolo va avanti.

Partono le manovre per rianimarla e le chiamate alla centrale operativa del 118 Empoli Pistoia. Arrivano i mezzi di soccorso, le procedure salva-vita proseguono, senza alcun esito. Il cuore della 19enne si ferma, per sempre. Sono le 4.10. Erika, appena poche ore prime sorridente e vitale, non c’è più. Cala il gelo sulla serata omaggio ai tempi che furono: scende il silenzio, i presenti vengono fatti uscire. Qualcuno trova il coraggio di sbuffare, qualcun altro piange. Gli amici della giovane, ormai ridotta a una salma, vengono individuati e ascoltati a lungo dai militari, pronti fin da subito a far scattare indagini mirate, con la consapevolezza che la rapidità di intervento, come le immagini della videosorveglianza, sia un’alleata preziosa.

Fuori è ancora buio. Nel viale deserto, si nota soltanto l’insegna del locale quando arrivano i familiari della ragazza. Il silenzio è rotto dai sussulti della mamma, non si regge in piedi, non trova pace. Accusa un malore. "La mia bambina. Perchè?", ripete, sostenuta dai parenti. E paziente attende che i rilievi si concludano, che la sua bimba venga sistemata nel ‘guscio’ che la accompagnerà fino a medicina legale. Ormai è giorno, quando stremata, accarezza il metallo, come fosse la guancia di quel tesoro che non riabbraccerà. Mai più.

Samanta Panelli