IRENE PUCCIONI
Cronaca

"Noi precari, vessati e bullizzati". A migliaia attendono risposte

Le lezioni sono iniziate, ma l’ufficio provinciale deve ancora comunicare le assegnazioni delle cattedre. Una procedura con tante falle: "Grossi problemi con le autodichiarazioni, si rischia di restare a casa"

Una manivfestazione di protesta di insegnanti precari (Foto d’archivio)

Empolese  Valdelsa, 20 settembre 2020 -  La scuola è iniziata da una settimana, ma il professor Daniele Mangini è ancora a casa, collegato costantemente con il sito dell’ufficio scolastico provinciale in attesa di sapere dove e quando quest’anno potrà iniziare a prestare servizio. Trentanove anni, insegnante di italiano e storia, dopo dieci anni di docenza ‘precaria’ all’Enriques di Castelfiorentino è lì che vorrebbe tornare, ma l’ex provveditorato agli studi è stato sommerso di domande – circa 30mila quelle da visionare – e non riesce a verificare e quindi a dare risposte all’esercito di professori che ogni anno attendono l’assegnazione della cattedra.  

«Il problema – spiega il docente – è che quest’anno il Miur con il ministro Azzolina ha voluto rendere definitive fin da subito le graduatorie che, invece, risultanti da autocertificazione, devono assolutamente essere controllate, viste le numerose dichiarazioni errate se non addirittura mendaci. Ho visto attribuzioni di punteggi a colleghi che, per motivi anagrafici, non possono averli conseguiti. Nel mio caso, invece, l’errore sta nella valutazione del titolo d’accesso. Mi sono inserito per quattro classi di concorso diverse e ho una laurea che non è titolo d’accesso per nessuna delle quattro. In due delle quattro classi di concorso la laurea è valutata correttamente 3 punti nella sezione ’ulteriori titolI’. Nelle altre due, semplicemente, non è valutata. Ho segnalato prontamente all’ufficio ma dubito che la mia posizione venga rettificata. Con la differenza che tre punti, in questa situazione, tracciano il confine tra lavorare e stare a casa. La risposta a una serie di criticità evidenziate è stata che l’ufficio si sarebbe preso un paio di giorni per smaltire le varie richieste di revisione dei punteggi, dopodiché avrebbe saputo dare qualche risposta concreta. Ebbene tutto ancora tace – prosegue il professor Mangini –. ll telefono suona costantemente a vuoto e noi docenti precari siamo costretti ad avvalerci delle voci di corridoio, dei ’sentito dire’, delle esperienze di alcune province limitrofe che, bene o male, queste convocazioni le stanno facendo".  

La collega Diletta Betti, che è anche amministratrice del gruppo Facebook ’Graduatorie provinciali docenti Firenze e provincia’, osserva: "Sarebbe bastato rendere provvisorie le graduatorie e assumere dalle stesse in attesa che ci fosse un repentino controllo da parte delle singole scuole. Invece no. Il governo aveva promesso insegnanti in cattedra, ma che poi fossero legittimati a starci, questo poco importa. La rabbia nasce dal fatto che siamo una categoria bullizzata e vessata, mortificata da una propaganda che ci dipinge come nullafacenti o intimoriti dal Covid19. Tutti noi sappiamo che la vera scuola si fa in presenza e i precari storici stanno aspettando a gloria di rimettere piede nelle scuole per rivedere i propri studenti e per riprendere il discorso iniziato da anni".

Irene Puccioni