Parkinson, la speranza è empolese

Possibile svolta per i malati da una ricerca di una dottoressa del S.Giuseppe

NEUROLOGA Stefania Brotini nella foto tratta dal suo profilo Facebook

NEUROLOGA Stefania Brotini nella foto tratta dal suo profilo Facebook

Empoli, 10 aprile 2019 - Combattere il morbo di Parkinson. Frenarne i sintomi e contenere le consegue sulla vita di quotidiana dei pazienti, così da garantire a questi ultimi condizioni di vita migliori. E’ questo l’obiettivo dello studio portato avanti con dedizione e risultati assai interessanti dalla dottoressa Stefania Brotini, medico specialista in neurologia ed esperta in malattie degenerative e disturbi del sonno, in forza allo staff che opera all’ospedale di Empoli. Ed è, quindi, proprio da corridoi e ambulatori del San Giuseppe che parte una nuova sfida contro una malattia che «rappresenta la neurodegenerazione più comune tra i disturbi del movimento», come spiegato dalla dottoressa Brotini, classe 1964, laureata in medicina e chirurgia all’Università di Pisa e specializzatasi in neurologia con il massimo dei voti e la lode. Un percorso di ricerca costante, il suo, fatto di workshop, seminari, congressi e studio che l’hanno portata a questo nuovo percorso di cura che significa speranza. Speranza racchiusa nell’innovativa terapia anti-neuroinfiammazione che riesce a contrastare i movimenti muscolari involontari e a ridurre il blocco motorio. MA non solo. Il percorso di cura porta anche altri benefici che riguardano qualità del sonno, parestesie e tono dell`umore, restituendo una buona qualità della vita. Tutto questo emerge dallo studio ‘made in Empoli’ pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Cns & neurological disorders drug targets. Il punto di partenza è rappresentato dal fatto che «numerosi dati scientifici sottolineano il ruolo dei fenomeni neuroinfiammatori nella progressione incontrollata di patologie come il Parkinson», spiega l’esperta la quale, nel corso delle sue ricerche, ha evidenziato l’importanza di una molecola, la Palmitoiletanolamide ultramicronizzata (Pea-um) in grado di contrastare l’insorgenza di fenomeni neuroinfiammatori. Da qui l’idea di valutare una somministrazione particolare della ‘sostanza’ in un gruppo di pazienti parkinsoniani.

«I risultati sono stati entusiasmanti» sottolinea Brotini, per poi spiegare che «in aggiunta alla terapia classica, la Pea-um può fare da efficace coadiuvante per ridurre i movimenti involontari o la durata del blocco motorio. Riduce quindi gli effetti collaterali della malattia e della terapia tradizionale e ritarda il decorso della malattia anche in fase avanzata». In buona sostanza, l’aggiunta «ha dimostrato un miglioramento notevole dei sintomi motori, ma anche di molti sintomi non motori«. Una novità in grado di aiutare i pazienti e coloro che vivono loro vicino.