Il fronte del San Giuseppe. Dove si lotta in prima linea contro il virus

Dentro l’ospedale, la scienza e la speranza combattono fianco a fianco. Ma la paura del Covid è anche qui: "Infermieri contagiati per un focolaio alla mensa"

L’ingresso dell’ospedale di Empoli in viale Boccaccio

L’ingresso dell’ospedale di Empoli in viale Boccaccio

Empoli, 31 ottobre 2020 - Il suono che significa ‘avanti un altro’ ai box dove si sbrigano le pratiche per questa o quella visita da compiere. Le ruote delle ‘gabbie’ cariche di biancheria che girano freneticamente alla ricerca del giusto ascensore. Tutt’intorno, pazienti in attesa e personale pronto a tenere un passo, svelto, da emergenza. Il piano terra dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, già alle otto del mattino, è tutto un brulicare di operatori e utenti, ognuno alla ricerca della sua strada, guidati dalle linee colorate sistemate sul pavimento, tirato a lucido da chi, nei giorni della pandemia, ha il compito determinante e impagabile di garantire igiene e sanificazione.

Più che mai nel luogo dove scienza e speranza si incontrano e divengono un tutt’uno. La grande struttura di viale Boccaccio è questo e molto altro. E’ un groviglio di emozioni, a partire da quelle, tradotte in lacrime mute ma eloquenti, di chi non può neppure incrociare lo sguardo dei propri affetti, se non a distanza. E, viva, stavolta, smartphone e tecnologia. Sono i pazienti Covid, quelli ospitati nei reparti dove non è consentito l’accesso. Reparti che si stanno espandendo, con il passare delle ore, scandite da contagi in crescita e da ricoveri che non sembrano avere fine. In prima linea medici, infermieri, operatori socio sanitari, ma anche addetti a una ‘accoglienza’ intrisa di attenzione: appena si aprono le porte automatiche di accesso alla hall, si palesano chiare indicazioni su come igienizzarsi a dovere, poi il personale, con un sorriso e un buongiorno per tutti, misura la febbre e dà le indicazioni del caso.

Con un’umanità, parte di un puzzle che si chiama soccorso, capace di commuovere, mentre la battaglia contro il nemico silenzioso continua, nei reparti e prima ancora al pronto soccorso dove le sirene annunciano un nuovo paziente da pendere in carico, cercando forze soffocate da uno scafandro che segna il corpo e toglie il fiato. "Siamo in una situazione di assoluta emergenza – sottolinea Simone Baldacci, coordinatore Cgil dell’Asl Toscana Centro –. Vale per i reparti come per il pronto soccorso: siamo al limite, mentre la curva pandemica continua a crescere".

La questione centrale è la mancanza di personale. "Mi riferisco in particolare a infermieri e oss, ma le assicuro che anche la parte medica è in sofferenza – spiega –. A complicare la situazione c’è indubbiamente il quadro che interessa le Rsa del territorio: il poco personale che abbiamo reperito in procedura d’urgenza va mandato in queste strutture". Le criticità maggiori? "Alla Rsa Chiarugi di Empoli e in quella di Montaione – continua –. In quest’ultima, siamo stati costretti a chiedere al prefetto che la struttura venga presa in carico dall’Asl: l’azienda, fra domani e domani l’altro, interverrà. Sono destinati lì dodici oss e sei infermieri. Questo comporta ‘rinunce’ nei reparti Covid dell’ospedale: gli ‘scafandrati’ di conseguenza si trovano a fare 6 ore di giorno o 11 di notte, a stecca, senza mai avere tregua".

E come se non bastasse il coronavirus non risparmia neppure gli stessi infermieri. "Un paio di giorni fa – dice il sindacalista – dentro la mensa dell’ospedale c’è stato un focolaio: dieci infermieri sono a casa, e servono sostituti". Un quadro a dir poco difficile, da tenere davanti agli occhi.

Così, magari, indossare la mascherina non sarà un sacrificio, insieme a igienizzarsi le mani e a rinunciare a uscite, oggi, superflue. E, allora, davvero potremo dare tutti, nel nostro piccolo, una mano a medici e infermieri, "eroi di oggi e di ieri" su uno striscione affisso in piazza della Vittoria.