"Olio molto buono, peccato che sarà poco"

Le previsioni sulla raccolta parlano di una riduzione del 60 per cento. E intanto sabato arriva il commissario europeo all’Agricoltura

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Una visita che è anche un riconoscimento per l’attività svolta e i risultati ottenuti. Un appuntamento importante. E’ quello che svetta nel calendario dell’Ota (Olivicoltori Toscani Associati) che dopodomani riceverà nella sede di Cerbaia il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, insieme a una delegazione di membri del suo staff tecnico. Gli ospiti da Bruxelles avranno modo di vedere il frantoio in funzione, conoscere le soluzioni tecniche adottate dall’Ota per ridurre i consumi di acqua nel ciclo produttivo e come avviene il riutilizzo ai fini energetici degli scarti di lavorazione. Il presidente dell’Ota, l’empolese Sandro Piccini, è pronto per riceverli. "E’una visita importante perché riconosce il ruolo dell’Ota in Toscana all’interno della filiera della commercializzazione dell’olio Igp Toscano. Una filiera che ha saputo costruire un rapporto con il mercato ed è fra le poche che sono riuscite a farlo".

Quanti produttori ha l’Ota?

"Abbiamo 16mila soci in Toscana, sparsi un po’ in tutta la regione. Nell’Empolese Valdelsa abbiamo anche l’Oleificio Montalbano".

E la produzione?

"I dati Ismea del 2020 in provincia di Firenze parlavano di 56mila quintali di olio, di cui 1.200 di Igp Toscano".

E per il 2021?

"Le stime sono di un calo di produzione di olio pari a circa il 60 per cento, con tutto quello che ne consegue".

Che sarebbe?

"La prima è la diminuzione del reddito degli agricoltori e di tutta la filiera. La seconda, più eclatante, è che questa alternanza di quantità nelle produzioni crea difficoltà con il mercato. Si passa da anni come il 2020 in cui si hanno buone produzioni accompagnate da un alto livello qualitativo, ad anni con basse produzioni che non riescono a rispondere alle richieste del mercato che si aspetta, comunque, di vedere soddisfatti certi standard".

Ma l’olio come sarà quest’anno?

"Buono. Non ci sono stati attacchi di mosca e nemmeno altri problemi. Purtroppo è un’annata con pochissimo prodotto".

Perché?

"Per i problemi climatici. La campagna era iniziata con una discreta fioritura poi la gelata di aprile ha creato problemi, ma più alle viti che agli olivi. Il vero problema è arrivato con l’estate: siccitosa al massimo - 82 giorni senza pioggia - e alte quando non altissime temperature. Il risultato sono poche olive e piccole".

Non potendo influire direttamente sul clima, cosa si può fare per tutelare produzione e produttori?

"Nuovi impianti, con varietà legate alla nostra tradizione come frantoio, moraiolo, leccino, e con la possibilità di meccanizzare le operazioni colturali, dalla potatura alla raccolta. E poi arriva il nuovo scoglio da affrontare: l’acqua e l’irrigazione. Un tema nuovo per la Toscana, ma che ci pone di fronte a una programmazione da fare al più presto. Bisogna fare invasi e raccogliere l’acqua piovana con una rete strutturale sul territorio. L’alternativa a questa mancanza di programmazione è un’olivicoltura residuale, con un abbandono massiccio dei territori e l’impoverimento di aree dove la coltura dell’olivo è l’unica possibile. Reddito ma anche conservazione del patrimonio paesaggistico che ci dà visibilità e alimenta il turismo a livello mondiale. Togliere gli olivi dalla Toscana e come cancellare un pezzo dell’identià regionale".

Francesca Cavini