Volontari offesi: "Tanta amarezza, mai nulla di simile. Ma non ci siamo fermati"

I volontari della Protezione Civile ancora impegnati a Stabbia. Il presidente Bettini: "Crediamo nella resilienza"

La protezione civile a lavoro nelle zone colpite dal nubifragio

La protezione civile a lavoro nelle zone colpite dal nubifragio

Empolese Valdelsa, 18 agosto 2022 - Qualcuno era cena in famiglia, altri sul divano per godere delle meritate e attese ferie. Dopotutto, era Ferragosto anche per loro. La prima pioggia, una chiamata e via: indossati stivali e divisa si sono precipitati sull’emergenza. Senza titubanza. Subito in aiuto di chi aveva bisogno. È questo che fanno da sempre e che continuano a fare, ogni giorno, i volontari della Protezione Civile. E come successo in altre emergenze nazionali, anche per gli allagamenti di Stabbia non si sono tirati indietro. Quattro squadre subito, 14 uomini con le idrovore pronti ad intervenire. Ma a qualcuno questo non è bastato. Ha lasciato l’amaro in bocca questa brutta storia: volontari che lasciano tutto, intervengono per il maltempo e “guadagnano“ le offese dai residenti. Cittadini arrabbiati, impauriti, ma non per questo giustificati o autorizzati a scaricare sugli altri la propria frustrazione.

Due giorni dopo la bomba d’acqua, gli stessi uomini, con la stessa divisa, sono lì: Cerreto Guidi ha ancora bisogno di loro. "Il nostro intervento prosegue – spiega Dimitri Bettini, presidente Anpas Pubbliche Assistenze Toscane – È stato un episodio increscioso ma le offese non ci fermano. C’è amarezza. Davanti a 114 millimetri di pioggia caduta in un’ora e mezzo non c’è sistema istituzionale che tenga". È successo tutto durante il briefing dei volontari appena arrivati a Stabbia. "Qualche residente ci ha visti fermi e si è scagliato, a parole, contro di noi – racconta Bettini – Senza sapere però che c’è un protocollo preciso da seguire. La riunione per decidere come intervenire era necessaria. Si tratta di organizzazione e coordinamento".

Tutti sanno tutto. Siamo i primi a mettere alla gogna qualcuno, a giudicare senza pietà. "Non ci hanno dato il tempo di ragionare su come adoperarci. Non siamo volontari improvvisati ma soccorritori formati. Ne abbiamo passate tante, pandemia compresa. Abbiamo affrontato il terremoto di Amatrice, spalato il fango nell’alluvione di Livorno, prestato soccorso a Rigopiano". Gli stessi che proprio a Stabbia intervennero per i danni del downburst. Giovani ma esperti.

"È la prima volta che, nell’ambito della Protezione Civile accade una cosa simile – dice Bettini – Una brutta parentesi che però abbiamo già archiviato". C’è bisogno di un capro espiatorio. Che siano le istituzioni, o in questo caso addirittura i volontari. Perché? "La resilienza prevede di organizzarsi senza prendersela con chi viene a soccorrerre. Stringersi l’uno con l’altro per risolvere una situazione e non farsi la guerra. C’è, questo sentimento. L’ho vista la solidarietà dei vicini di casa che si sono aiutati ed ospitati durante gli allagamenti. A quella ci dobbiamo, tutti, appigliare".