
Il rendering del progetto dello stadio Castellani
Empoli, 5 novembre 2017 - Milleduecento firme contro il nuovo stadio. Sono state raccolte e consegnate al sindaco Brenda Barnini dal Comitato Castellani, un gruppo di persone nato per discutere ed approfondire le tematiche legate al progetto dell’Empoli. «Il colloquio – scrivono – si è svolto in modo sereno e costruttivo ed ha permesso di esprimere le ragioni e le perplessità del Comitato. La raccolta firme continua presso alcuni esercizi del quartiere e al negozio Simply di via Isonzo. Nonostante le rassicurazioni su alcuni punti come la tipologia e durata della concessione, la natura del centro commerciale e quali servizi si intendono inserire, il sindaco a nostro avviso ha fornito risposte generiche»
«L’amministrazione – continuano dal Comitato – non esclude a priori la presenza nel progetto di un centro commerciale quindi il nostro giudizio resta negativo nonostante la disponibilità al miglioramento. In ballo, infatti, ci sono il governo del territorio, l’urbanistica di una città, il suo tessuto socio-economico complessivo e il futuro a medio-lungo termine di un’intera comunità. Infatti il dubbio legittimo è che non esistano impianti a costo zero per i contribuenti. In qualche modo, che si tratti di generose concessioni fiscali e fondiarie o di opere d’urbanizzazione, ciascuno di noi sovvenziona i nuovi stadi concessi ai privati». Le domande che il Comitato pone sono sostanzialmente tre.
«Perché – dicono – fare stadi privati con una capienza di 20.000 posti con tifoserie ridotte al minimo e con ridotti ritorni economici? Dai dati forniti dall’Uefa sulla struttura dei ricavi generati dai club delle principali leghe europee, risulta che i club di Serie A percepiscano un magrissimo 11% dagli incassi al botteghino. Altra domanda: la costruzione di nuovi stadi è veramente un grosso impulso alle economie locali? Crea nuovi posti di lavoro, incrementa i flussi turistici, fa crescere l’indotto, fa impennare il Pil locale? Nella realtà questi effetti non sempre si verificano facilmente. Ultima questione: di chi sarà la proprietà degli stadi? Dei club o degli azionisti? A rigore di logica dovrebbe essere dei club, ma ci si potrebbe ritrovare delle sgradite sorprese e scoprire che, attraverso una sequenza di passaggi, ad essere proprietaria sia la compagine degli azionisti di maggioranza in sella quando viene condotta l’operazione di realizzazione dell’impianto. Col risultato che quella compagine rimarrà proprietaria dello stadio anche nel momento in cui dovesse cedere la società di calcio".
Tommaso Carmignani