Morto durante un controllo di polizia, dall'autopsia attese risposte decisive

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è deceduto giovedì scorso sul pavimento del negozio Taj Mahal a Empoli

I rilievi della polizia (foto Germogli) e, nel riquadro, Arafet Arfaoui

I rilievi della polizia (foto Germogli) e, nel riquadro, Arafet Arfaoui

Empoli (Firenze), 21 gennaio 2019 -  Oggi è il giorno dell’autopsia per Arafet Arfaoui, il 32enne di origini tunisine morto giovedì scorso durante un controllo da parte della polizia. La famiglia di Arfaoui ha dato incarico all’avvocato Giovanni Conticelli di rappresentarla e quest’ultimo ha incaricato un tecnico di parte di assistere all’autopsia.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è deceduto sul pavimento del negozio Taj Mahal a Empoli. Fuori di sé e aggressivo nei confronti dei presenti, era stato ammanettato, a quanto appreso con le mani sull’addome, aveva i piedi legati con uno spago lasciato lente, seduto a terra. Sul posto agenti e personale del 118, quando il giovane ha accusato il malore fatale. Un malore sulle cui cause ci sono in corso accertamenti da parte della procura.

E’ stato aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, al vaglio ci sono i filmati delle telecamere urbane e interne all’attività: saranno visionate anche da un tecnico nominato dalla procura. Intanto non si placa l’ondata di reazioni e polemiche. «Maggiore cautela e prudenza quando, in casi come quello di Empoli, si ritiene di poter colpevolizzare o assolvere a prescindere, in una rincorsa alla delegittimazione o al consenso». E’ l’invito di Antonio Giordano, segretario generale Silp Cgil Firenze. «Comprendo il dolore e la sofferenza di chi ha vissuto e sofferto in prima persona il verificarsi di situazioni analoghe, ma è necessario considerare che episodi, seppur tragici, non devono mettere in discussione o incrinare il rapporto di fiducia dei cittadini verso le poliziotte e i poliziotti impegnati a garantire sicurezza – ha sottolineato il sindacalista – Non ho dubbi sulla buona fede e sull’onestà dei colleghi che sono intervenuti ad Empoli perché sono convinto che non ci siano per le strade sceriffi o giustizieri ma donne e uomini, madri e padri in divisa che operano coscienziosamente».

Impossibile per Giordano non porre l’accento tuttavia su «alcuni e non esclusivi fattori i quali, a mio avviso, incidono sulla qualità, professionalità e regolarità dell’operato in generale dei poliziotti». Vedi «l’esponenziale innalzamento dell’età anagrafica e di servizio» o ancora «la carenza organica». C’è poi «la carenza di adeguata e idonea attività di aggiornamento, formazione ed esercitazione, causata dall’assiduo impiego in servizi operativi per esigenze indifferibili e considerata, il più delle volte, una noiosa pratica da sbrigare». Da qui la conclusione, «è necessario che tutti pretendano e ottengano dai governanti che la polizia sia più efficiente, professionale, formata e anche etica», accompagnata da una richiesta, «lasciarla libera da momentanei accostamenti o personalizzazioni che rischiano di allontanarla da una parte di cittadini».