Long Covid, in 7 su 10 hanno ancora disturbi

A distanza di un anno il 75% dei malati gravi presenta qualche sintomo. Il dottor Spina: "Il coronavirus non termina con le dimissioni"

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Empoli, 6 maggio 2022 - Quali conseguenze può lasciare il Covid in pazienti ricoverati in terapia intensiva? In due anni di pandemia sono stati valutati circa 200 pazienti che hanno avuto bisogno delle cure intensive del reparto del San Giuseppe diretto dal dottor Rosario Spina, e il 70% di loro ha avuto un recupero funzionale dopo tre mesi dalle dimissioni. L’attività di monitoraggio è svolta dall’ambulatorio di follow up post intensivo attivo dal 2016, che durante il periodo pandemico si è concentrato, in particolare, sulla valutazione dei sintomi da ‘Long Covid’.

I controlli sono gratuiti e vengono fatti a cadenza di 3, 6 e 12 mesi dall’uscita dall’ospedale. Chi non ha avuto modo di recarsi in struttura è stato contattato telefonicamente ed è stata effettuata un’intervista a distanza. "La malattia da Sars-Cov2, soprattutto nella sua forma più grave che richiede il ricovero in terapia intensiva, è una malattia sistemica, che non coinvolge solamente l’apparato respiratorio – spiega il dottor Spina -. I sintomi di lunga durata sono frequenti e caratterizzano il cosiddetto ‘Long Covid’. Dai nostri dati si evince che la malattia da coronavirus, come confermato da altri dati in letteratura, per i pazienti ricoverati in terapia intensiva non termina con la dimissione, ma in molti casi prosegue in una fase più o meno lunga con ripercussioni fisiche e psichiche: dato molto importante, considerando che buona parte dei pazienti sono ancora in una fascia lavorativa".

Se il 70% dei pazienti ha dimostrato un buon recupero funzionale dopo tre mesi, il 30% è invece risultato affetto da una disabilità moderata o grave. A distanza di un anno il 75% ha riferito ancora disturbi.

Solo una piccola percentuale di pazienti si è manifestata completamente asintomatica ai controlli. Ancora: il 93.6% ha riferito disturbi neurologici, come astenia, dolori muscolari, deficit di memoria a breve termine, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, riduzione della vista, alterazioni di gusto e olfatto, alterazioni della sensibilità cutanea, vertigini, disturbi dell’equilibrio, disturbi dell’udito. Nel 78.7% persistono difficoltà respiratoria; mentre il 38.3% ha manifestato disturbi come irritabilità, depressione e ansia. E’ stata inoltre rilevata un’incidenza non trascurabile di disturbi addominali e sessuali, la perdita dei capelli e alterazioni del controllo della pressione arteriosa e della glicemia.

I.P.