di Tommaso Carmignani  "Non siamo degli sprovveduti. Anche noi sappiamo che le cose piccole, oggi, non funzionano. Ma spalancare le porte al mercato finanziario, con queste premesse, è un errore". Ci proveranno in tutti i modi: l’obiettivo è annullare il testo della delibera passata a maggioranza nel consiglio comunale di martedì sera, il testo che dà ufficialmente il via libera alla creazione della multiutility della quale farà parte anche il Comune di Empoli. Tra i 50 firmatari delle osservazioni presentate al documento ci sono diversi esponenti di varie forze politiche, tutte più o meno a sinistra del Partito Democratico, ai quali si aggiungono anche gli esponenti locali del Movimento 5 Stelle. "Il primo obiettivo – commentano i consiglieri comunali di Fabrica Comune, Leonardo Masi e Beatrice Cioni – è provare a indire un referendum cittadino per abrogare il testo della delibera". Per farlo servono almeno un centinaio di firme, ma questo è un obiettivo alla portata. Il problema sarà ottenere l’ammissibilità del quesito. "E’ lo scoglio più difficile contro il quale dovremo scontraci, perché si entra in un terreno abbastanza scivoloso. Ma se dovessimo riuscire a farlo, poi servirebbero altre 3500 firme per presentare il referendum vero e proprio". Potrebbe essere l’ultima occasione, dicono loro, per provare a fermare un percorso che ormai ha preso il via in praticamente tutti i comuni coinvolti dal progetto. E se è vero che a Empoli l’approvazione della delibera è filata via senza intoppi, ci sono altre realtà come Prato e soprattutto Calenzano dove la discussione ha letteralmente spaccato la maggioranza di centrosinistra. "E questo – prosegue l’ex consigliera comunale e candidata a sindaco, Dusca Bartoli – la dice lunga sulle criticità e sui nodi di questo progetto". Per i firmatari delle osservazioni il problema principale è sempre rappresentato dall’ingresso dei capitali finanziari. Perché quotare in Borsa i servizi, secondo loro, non porterà niente di buono. "Stiamo parlando di un mercato instabile e incerto, con conseguenze che alla fine graveranno tutte sulle spalle dei cittadini. Si parla di un modello indispensabile perché il vecchio è insostenibile – spiegano ancora – ma noi eravamo qui anche vent’anni fa quando si dicevano esattamente le stesse cose. Oggi siamo davanti ad un sistema che ha fallito, un po’ come per la sanità. I servizi pubblici locali sono una grande ricchezza pubblica, ma le complesse stime, illeggibili per i più, sposteranno questa ricchezza dal pubblico al privato, ed anche, in parte, dai Comuni più piccoli ai più grandi".

Cronaca

di Tommaso Carmignani

"Non siamo degli sprovveduti. Anche noi sappiamo che le cose piccole, oggi, non funzionano. Ma spalancare le porte al mercato finanziario, con queste premesse, è un errore". Ci proveranno in tutti i modi: l’obiettivo è annullare il testo della delibera passata a maggioranza nel consiglio comunale di martedì sera, il testo che dà ufficialmente il via libera alla creazione della multiutility della quale farà parte anche il Comune di Empoli. Tra i 50 firmatari delle osservazioni presentate al documento ci sono diversi esponenti di varie forze politiche, tutte più o meno a sinistra del Partito Democratico, ai quali si aggiungono anche gli esponenti locali del Movimento 5 Stelle.
"Il primo obiettivo – commentano i consiglieri comunali di Fabrica Comune, Leonardo Masi e Beatrice Cioni – è provare a indire un referendum cittadino per abrogare il testo della delibera". Per farlo servono almeno un centinaio di firme, ma questo è un obiettivo alla portata. Il problema sarà ottenere l’ammissibilità del quesito. "E’ lo scoglio più difficile contro il quale dovremo scontraci, perché si entra in un terreno abbastanza scivoloso. Ma se dovessimo riuscire a farlo, poi servirebbero altre 3500 firme per presentare il referendum vero e proprio". Potrebbe essere l’ultima occasione, dicono loro, per provare a fermare un percorso che ormai ha preso il via in praticamente tutti i comuni coinvolti dal progetto. E se è vero che a Empoli l’approvazione della delibera è filata via senza intoppi, ci sono altre realtà come Prato e soprattutto Calenzano dove la discussione ha letteralmente spaccato la maggioranza di centrosinistra. "E questo – prosegue l’ex consigliera comunale e candidata a sindaco, Dusca Bartoli – la dice lunga sulle criticità e sui nodi di questo progetto".
Per i firmatari delle osservazioni il problema principale è sempre rappresentato dall’ingresso dei capitali finanziari. Perché quotare in Borsa i servizi, secondo loro, non porterà niente di buono. "Stiamo parlando di un mercato instabile e incerto, con conseguenze che alla fine graveranno tutte sulle spalle dei cittadini. Si parla di un modello indispensabile perché il vecchio è insostenibile – spiegano ancora – ma noi eravamo qui anche vent’anni fa quando si dicevano esattamente le stesse cose. Oggi siamo davanti ad un sistema che ha fallito, un po’ come per la sanità. I servizi pubblici locali sono una grande ricchezza pubblica, ma le complesse stime, illeggibili per i più, sposteranno questa ricchezza dal pubblico al privato, ed anche, in parte, dai Comuni più piccoli ai più grandi".

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