Lesioni gravi a operaio, imprenditori indagati

Nell’agosto 2017 all’uomo rimase incastrato un braccio mentre stava lavorando. Sotto inchiesta la titolare dell’azienda e il produttore della taglierina dove si ferì

Un'ambulanza (foto d'archivio)

Un'ambulanza (foto d'archivio)

Montelupo Fiorentino, 10 luglio 2020 - La legale rappresentante di un’azienda di Montelupo – che produce materiali e accessori per l’industria dell’abbigliamento diretta a tecnici e modellisti – e il titolare di un’azienda meccanica di Desio sono sotto inchiesta da parte della procura della Repubblica di Firenze per il grave incidente occorso sul lavoro a un dipendente della prima azienda, mentre era impegnato sul macchinario fornito dalla seconda. Il sostituto procuratore Antonino Nastasi, oltre a mettere sotto inchiesta i due imprenditori per lesioni colpose gravi, ha iscritto nel registro degli indagati anche le due aziende stesse per l’illecito amministrative relativo alla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

I fatti risalgono al 28 agosto del 2017, quando l’operaio, all’interno dell’azienda dove lavora, era impegnato a una macchina taglierina ribobinatrice quando la mano destra gli venne trascinata dalla bobina verso il rullo pressore, rimanendo schiacciata tra lo stesso e la bobina di carta. L’uomo, fra urla di dolore, venne immediatamente soccorso dai colleghi e fu trasportatio d’urgenza all’ospedale, dove la mano straziata venne sottoposta a cure intensive per impedirne la perdita o danni irreversibili. L’operaio riportò comunque lesioni gravi, cui derivò una malattia di 48 giorni.  

La procura aprì subito un’inchiesta sul grave incidente sul lavoro e il macchinario dove l’uomo stava lavorando al momento del fatto fu subito sottoposto ad accertamenti. I tecnici incaricati dal pm Nastasi rilevarono successivamente varie irregolarità: il macchinario era privo delle strumentazioni di sicurezza necessarie. In particolare, la fotocellula che avrebbe impedito lo schiacciamento della mano dell’operaio stesso era di fatto disattivata a causa della presenza di un selettore modale "che esclude – scrive il pm Nastasi nel capo d’imputazione dell’imprenditrice di Montelupo – tutte le sicurezze della macchina, lato di ribobinatura, senza adottare cautele per le persone che vi lavorano". Oltre a ciò, è stato rilevato un "pulsante di emergenza non accessibile agevolmente da tutte le postazioni di lavoro in quanto adiacente ad altri comandi". Insomma, quel macchinario non era sicuro, anche perché il fabbricante, ossia la ditta meccanica di Desio, lo aveva realizzato in modo "non rispondente alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro". A che scopo? Semplice, il solito: i soldi. Per l’azienda di Desio, scrive infatti il pm Nastasi, ne sarebbe così conseguito "un risparmio di spesa". R. E. © RIPRODUZIONE RISERVATA