L’asporto e il degrado "Riaprite il refettorio"

La mensa interna della Caritas chiusa dai tempi della pandemia. Il servizio non si ferma mai. Ma c’è chi abbandona i rifiuti

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EMPOLI

Vaschette vuote, posate di plastica, contenitori e cartacce, avanzi di cibo. Si trova di tutto vicino alla campana del vetro davanti alla mensa della Caritas di via Puccini, a Empoli. Sono i resti dei pasti consumati sul marciapiede o sul muretto della struttura che ospita il refettorio per i poveri, gestito dalla parrocchia San Giovanni Evangelista. Un’immagine di degrado che con l’arrivo dell’estate e le temperature che salgono diventa ancor peggiore dal punto di vista igienico. Prima dell’arrivo della pandemia i bisognosi venivano accolti all’interno della mensa e consumavano i pasti seduti al tavolo. I rifiuti venivano raccolti e smaltiti dai volontari. Le restrizioni anti contagio, però, hanno fatto sospendere il servizio interno e attivato quello da asporto, che continua ancora oggi ad essere l’unica modalità di distribuzione del cibo agli indigenti.

La mensa di via Puccioni è aperta tutti i giorni a cena. I pasti vengono distribuiti a partire dalle 18. Per i residenti della zona la situazione non è più sopportabile e si chiedono come mai non possa essere riaperto il refettorio visto l’allentamento, ovunque, delle misure di sicurezza. "Adesso che l’emergenza sanitaria è passata, infatti possiamo andare tranquillamente nei ristoranti, pizzerie e locali – dice uno dei residenti - la Caritas di via Puccini continua a dare il pacco alimentare, e molte persone lo consumano lì davanti, sul marciapiede, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti. Mi domando: perché non li fanno mangiare dentro la struttura o nel cortile? Come residenti ringraziamo gli operatori di Alia che passano più volte per tenere pulito, sia la campana che il resto delle strade, ma il problema va risolto".

La stessa parrocchia è consapevole del problema. "La volontà di riaprire la mensa c’è e siamo in procinto di farlo – risponde Don Jimy Wilfrido – Il problema è che ci mancano i volontari per riattivare il servizio interno. Anche noi, come i residenti, siamo penalizzati dalla soluzione dell’asporto. I contenitori vuoti e i resti di cibo ce li troviamo spesso anche davanti alla porta della mensa". A tutto ciò si aggiunge il fatto che, comne sottolinea Don Gimmy, "c’è sempre più povertà in giro e con essa il disagio sociale, che non riguarda più solo chi non ha una fissa dimore".

Irene Puccioni