Si va verso la fine di luglio e si comincia a parlare di vendemmia. E’ chiaro: l’Empolese produce quasi un terzo della denominazione Docg Chianti (che in tutto è tra i 700 e gli 800mila ettolitri), poi ci sono i bianchi, gli Igt… Sarebbe un motore dell’economia, il vino, ma il condizionale quest’anno è d’obbligo e si capisce immediatamente il perché. Il Consorzio Vino Chianti spiega che al momento l’annata è "felice" per le condizioni climatiche per avere una buona vendemmia: giornate calde ma non torride e notti fresche.
Le previsioni del laboratorio Lamma della Toscana ancora ieri davano un’impennata dei termometri tra fine mese e la prima decade d’agosto, con temperature sopra media, ma teniamo presente che la situazione delle colline non è la stessa delle città nei fondovalle. E allora andiamo a quel condizionale: "Le aziende sono senza soldi, e andiamo avanti solo con le nostre forze", dice (anzi ribadisce) il presidente del consorzio, Giovanni Busi (nella foto). Una "vendemmia", ma di occasioni e posti di lavoro purtroppo, se l’è fatta il Covid. Il concetto era già stato chiarito anche dal vicepresidente, e presidente della Cantina sociale Colli Fiorentini di Val Virginio, Ritano Baragli. Torniamo a Busi: "L’uva c’è, anche se non in abbondanza; è sana, è bella. Speriamo di poter concludere positivamente un’annata che è stata ottima da un punto di vista climatico: le piante non sono andate in stress, e con le piogge di giugno abbiamo avuto un bel rifornimento delle falde".
La quantità non abbondante di uva non è un problema, afferma Busi: "Come Consorzio abbiamo approvato una riduzione della produzione del 20% perché visto il momento economico che stiamo attraversando, con un canale Horeca praticamente chiuso, è chiaro che abbiamo una diminuzione delle vendite, e dunque abbiamo cercato di prevenire gli esuberi di magazzino che porterebbero a una riduzione del prezzo sul mercato. Il prezzo del Chianti è fra i 110 e i 130 euro per ettolitro, e l’obiettivo è di mantenerlo sul mercato". La riduzione del 20% della produzione, adottata anche per poter avere una qualità superiore del prodotto, va oltre il -15% indicato dal Ministero per la cosiddetta ‘vendemmia verde’. Per accedere al rimborso, le aziende devono ridurre le rese produttive di almeno il 15% rispetto alla media degli ultimi 5 anni.
Andrea Ciappi© RIPRODUZIONE RISERVATA