La sorella di Sara non molla: "Sono schifata"

Dopo la sentenza di assoluzione al camionista, Giulia Scimmi chiede a gran voce di sapere la verità su quella notte del 2017 sulla strada 429

Sara Scimmi

Sara Scimmi

di Irene Puccioni

Chi ha ucciso Sara Scimmi sarebbe ancora in giro. Libero e impunito. Le motivazioni della sentenza di assoluzione dell’unico imputato, Milko Morelli, il camionista 50enne di Santa Maria a Monte, accusato di omicidio stradale nel processo per la morte della 19enne che fu trovata morta la notte del 9 settembre 2017 lungo la strada regionale 429 a Castelfiorentino, riapre tutto il ventaglio di ipotesi sulla tragica vicenda, ma soprattutto aggiunge altro dolore a un lutto che ha sconvolto tutta la comunità valdelsana.

La famiglia, che non ha assolutamente intenzione di arrendersi, torna a chiedere verità e giustizia. I giudici hanno assolto il camionista per non aver commesso il fatto, anche se, si legge nella sentenza "non ha negato di aver sormontato il corpo della vittima, pur affermando di non essersi accorto che quanti da lui veduto fosse una sagoma umana e di non aver sentito alcun sobbalzo sotto le ruote". Il 50enne, però, non avrebbe colpe perché, a suo carico, mancherebbe la prova che la povera Sara Scimmi fosse viva quando era distesa sull’asfalto.

La sorella Giulia Scimmi è indignata. "Di più – sottolinea – sono schifata. Una sentenza del genere, in pratica, autorizza chiunque a passare su un cadavere o su una persona viva e andare via senza neppure fermarsi. Solo questa azione rappresenta una condotta automobilistica scellerata. Ma a questo punto – prosegue la sorella – chiedo a chi ha condotto le indagini: il colpevole adesso avete intenzione di cercarlo oppure no? Dato che in quelle sole undici pagine della sentenza la responsabilità della morte di mia sorella viene attribuita ad altri". A quegli ‘altri’, Giulia Scimmi, fin da subito ha dato nomi e cognomi, o comunque ha cercato di condurre gli investigatori. "Nel luglio scorso abbiamo depositato la richiesta di riapertura delle indagini – fa sapere la sorella – Ancora non abbiamo avuto risposta. Quello che io e la mia famiglia chiediamo è che le indagini, fino ad ora condotte dai carabinieri, vengano affidate a qualcun altro. Lo chiediamo perché troppe cose, in questi tre anni e mezzo, sono state ignorate".

Giulia Scimmi comprensbilimente non si dà pace e non ha alcuna intenzione di mollare: la ricerca della verità è un dovere nei confronti della sorella e di tutti. "Nella sentenza – prosegue – si parla di accuratezza delle indagini. Ma stiamo scherzando? Alla domanda del giudice agli investigatori avete altri video di quella notte, la risposta è stata no. Ma quei video ci sono. Qualcuno può spiegarci perché non sono stati analizzati?".

La sorella chiede anche perché non sia stato ancora interrogato "chi aveva quell’auto grigia". Secondo quanto raccontato più volte da Giulia Scimmi, dai filmati di videosorveglianza dell’area di servizio vicino al punto in cui è stato trovato il corpo senza vita della sorella, si vedrebbe un’auto grigia passare più di una volta. Secondo Giulia Scimmi Sara sarebbe stata colpita da quella vettura procurandosi la frattura all’altezza del ginocchio trovata sul suo corpo che, secondo il medico legale, sarebbe stata provocata prima del decesso. "Una discussione con chi si trovava a bordo di quell’auto? Un tentativo di violenza finito male? Questo non lo sappiamo, la verità va ancora cercata".