"La nuova maturità? E’ bocciata"

Il format dell’esame voluto dal ministro Bianchi non piace agli studenti. "Non tiene conto della nostra situazione"

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di Irene Puccioni

Il nuovo ‘formato’ dell’esame di Maturità che sta circolando in questi giorni non piace proprio agli studenti. La volontà del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è quello di tornare a un esame di Stato il più simile possibile a quello pre Covid, con due scritti – italiano, più seconda prova di indirizzo - e un orale non più extralarge in cui si partirà da dove vuole la commissione. Non ci sarà la tesina dello studente. Gli studenti sono preoccupati e temono di non farcela. Anche perché questa generazione ha vissuto in lockdown, in quarantena o nel timore di un contagio in classe la terza superiore, la quarta e ora anche la quinta.

Pietro Panichi, al quinto anno del professionale, indirizzo Socio sanitario, al Fermi Da Vinci, avrebbe preferito ci fosse stato l’elaborato senza prove scritte. "Il ministro Bianchi – esordisce - non tiene conto della situazioni in cui ci troviamo. Si vuol far passare per normale una modalità di lavoro che in realtà non ha nulla di normale. Come si fa a chiedere di sostenere degli scritti quando la dad ci ha formato quasi esclusivamente in modalità relazionale? Con una tesina strutturata in modo adeguato – sottolinea - avremmo avuto modo di esprimere i nostri personali vissuti, ci avrebbe davvero messo nelle condizioni di fare emergere la nostra maturità. Invece, si è tornati a valutare soltanto quello che ricordiamo e quanto siamo in grado di ripetere".

Anche Manuel Salvatore Matteo, al quinto anno dell’indirizzo Turismo al Fermi, non approva né la reintroduzione delle prove scritte né la scelta di togliere la tesina. "Noi, studenti di quinta – spiega – veniamo da due anni di pandemia e ci chiedono di affrontare un esame come se avessimo le stesse basi di coloro che hanno fatto l’esame prima del Covid. Non lo trovo giusto, visto che sono stati tolti gli scritti sia a chi ha affrontato soltanto tre mesi in dad, i maturandi del primo anno di pandemia, o un anno e tre mesi, i ragazzi dello scorso anno scolastico". Contrario agli scritti anche Samuele Nistri, quinto anno indirizzo Amministrazione, finanza e marketing al Fermi. "Gli scritti si basano su un percorso che tiene conto degli ultimi tre anni e noi gli ultimi due li abbiamo passati tra dad e interruzioni didattiche. In più – spiega - abbiamo ancora professori positivi e quindi a casa. Per esempio, da due settimane è assente la docente di francese, mentre l’insegnante di matematica è andato via a metà anno ed è stato sostituito da una supplente. Non abbiamo fatto un percorso lineare. E’ stato un anno straordinario anche questo, ma il ministro propone un esame come se si fosse in una situazione ordinaria".

Lorenzo Posarelli, anche lui al quinto anno indirizzo Turismo, dice ok alla prima prova scritta, ma no alla seconda. "Sono rimasto deluso dalle scelte del Governo – dice – La prova d’italiano può starci, ma il secondo scritto no. Va bene tornare alla normalità, ma in questo modo è come tornare alla maturità pre Covid. Abbiamo affrontato due anni di pandemia e fare lezione in dad non è certo la stessa cosa della didattica in presenza".