"La mia Jenny Talento? Energica e ingenua"

Veronica Pivetti si racconta prima dello spettacolo ’Stanno sparando sulla nostra canzone’, in programma a teatro stasera a Fucecchio

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Doppio appuntamento con Veronica Pivetti e lo spettacolo "Stanno sparando sulla nostra canzone". Oggi alle 21,30 al Teatro Pacini a Fucecchio e domani al Teatro del Popolo di Castelfiorentino, va in scena la black story ambientata negli anni ’20.

Di cosa parla lo spettacolo?

"Di passione. Un sentimento che di questi tempi pare un po’ annacquato. Noi lo raccontiamo in tutte le sue sfumature".

Proibizionismo, Stati Uniti, anni ’20, epidemia di spagnola. Anni 2020, pandemia, crisi energetica e climatica. Analogia voluta?

"La storia alle volte si ripete. In questi nostri anni Venti ci sono alcune analogie coi primi anni Venti del Novecento, ci sembrava interessante raccontarle. Non solo la pandemia, la crisi generale, ma anche la condizione della donna che, già allora, faceva una gran fatica per ottenere il rispetto che merita. Sembra che le cose non siano molto cambiate cento anni dopo. Grazie alla voce di Jenny Talento, il mio personaggio, voglio dire alle donne che non devono mai abbassare la guardia".

Cosa ha Jenny Talento in comune con Veronica?

"Il vigore, senza dubbio. Jenny è una donna energica, operativa, come me. Ma abbiamo in comune anche una buona dose di ingenuità che, proprio come Jenny, anch’io non riesco a cancellare".

E’ passato un secolo dai tempi di Jenny, cosa è cambiato e cosa deve cambiare per le donne?

"Deve cambiare tutto. Facciamo ancora troppa fatica ad ottenere il rispetto, l’attenzione, la cura, la stima che meritiamo. Le donne nascono col fardello della fatica che dovranno fare per conquistare ciò che dovrebbe essere dato per scontato".

Le ferite del Covid saranno ancora lunghe da curare, come stanno reagendo cinema e teatri?

"Il cinema è in ripresa, ma sarebbe sbagliato dire che non continui a soffrire. Le piattaforme hanno rubato migliaia di spettatori alle sale. Lo spettacolo dal vivo sta riemergendo con un vigore meraviglioso, anche perché regala l’emozione del rapporto umano fra palco e platea, fra attori e pubblico, qualcosa di insostituibile".

Doppiatrice, attrice e conduttrice, nella sua carriera qual è l’incontro o l’esperienza che l’ha segnata di più?

"Tutte. Amo quello che faccio, se qualcosa non mi interessa o non mi coinvolge la evito. Ciò che faccio è sempre frutto di una scelta, di un desiderio. Poter scegliere è un grande privilegio, so di essere fortunata".

Come ha scoperto di voler fare questo mestiere? E se non l’avesse fatto, chi sarebbe oggi?

"Forse una pittrice. Fino ai vent’anni ero convinta che avrei dipinto. Ho fatto il liceo artistico, mi sono diplomata in pittura, ho studiato con un pittore. Poi, un’inversione a ‘u’ e mi sono dedicata totalmente al doppiaggio, che facevo dall’età di 6 anni. Dopo ho allargato i miei orizzonti fino al cinema, la televisione, il teatro. Da dieci anni mi dedico anche alla scrittura, sono al mio quarto libro e ho iniziato da poco il quinto".

Sanremo è alle porte, che ricordo ha dell’esperienza all’Ariston?

"Bellissimo. Un grande carrozzone entusiasmante e coinvolgente. Un’esperienza molto formativa, professionalmente e umanamente".

Stanno parando sulla nostra canzone: su quale vorrebbe sparare metaforicamente? E una da salvare?

"Non sparo su nessuno. I miei autori di riferimento? Ascolto con devozione assoluta Paolo Conte e Sergio Endrigo, geni del racconto, autori inarrivabili".

Ylenia Cecchetti