In arrivo la relazione finale sulle infiltrazioni in Toscana

Lo annuncia la presidente della commissione toscana all’indomani del sequestro di 5 milioni di euro all’imprenditore Francesco Lerose

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Ancora un mese e sarà pronta la relazione finale della commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata in Toscana. Lo annuncia la presidente Elena Meini (Lega). Una commissione varata dopo lo scandalo Keu che travolse e scioccò il distretto conciario di Santa Croce e la politica toscana. Perché quella Keu, è un inchiesta su traffico illecito di rifiuti e corruzione nella quale sono coinvolti anche politici. Un’indagine in pieno svolgimento: tant’è che nei giorni scorsi è stato operato un sequestro finalizzato alla confisca di beni per oltre 5 milioni di euro all’imprenditore Francesco Lerose – sospettato di essere in contatto, con le famiglie ‘ndranghetiste riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro - a cui veniva inviato da Acquarno il Keu dal 2012 per essere riciclato. E lui lo utilizzava, stando alle accuse, per riempimenti e sottofondi stradali nonostante, secondo le indagini, non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque solfati, cloruro e cromo. Sono nate così, secondo le indagini, le terre avvelenate finite sotto la lente degli inquirenti.

"Gli ultimi sviluppi legati all’ormai conclamata presenza della criminalità organizzata in Toscana testimoniano, ulteriormente, qualora ce ne fosse ancora bisogno come, purtroppo, la nostra regione sia particolarmente appetita dalla ‘ndrangheta - dice Meini - A fine mese sarà pronta la relazione finale e sarà a completa disposizione di chi indaga". Dopo gli ultimi sviluppi Alessandro Capecchi e Francesco Torselli (Fdi) ribadiscono l’urgenza di rafforzare ancora i controlli. "Da mesi abbiamo proposto un protocollo operativo fra enti locali, forze dell’ordine, Prefetture e Regione affinché, attraverso l’incrocio dei dati, si impediscano le infiltrazioni malavitose anche con l’utilizzo di prestanome – spiegano Capecchi e Torselli –. Si dovrebbero estendere tali protocolli operativi anche alle banche dati che riguardano i soggetti privati coinvolti nel passaggio di attività economiche, sulla scorta dei protocolli che sono in corso di elaborazione per il settore pubblico. L ’incrocio dei dati è fondamentale. Accenderemmo così vere e proprie spie sul territorio, visto che, spesso, le operazioni della criminalità organizzata non riguardano una singola attività ma interessano interi settori o zone".

Carlo Baroni