Il tessuto del futuro che piace ai big del lusso Pangaia sposa Grado Zero: assunzioni in vista

Fiori tropicali per realizzare vestiti: il marchio fondato dall’influencer Miroslava Duma acquisisce il brevetto della nostra azienda

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di Ylenia Cecchetti

Il progetto è internazionale, ma il cuore genetico è montelupino. E batte a ritmo di tecnologia e sostenibilità. Da una parte c’è la Grado Zero, società di ricerca, consulenza e ‘prototipazione’ delle Pratella. La mission dei suoi cyber designer? Trasferire all’uso quotidiano le ultime scoperte tecnologiche, strizzando l’occhio all’ecosostenibilità. E quindi aiutare le aziende dei settori più disparati (dall’aeronautica all’arredamento fino all’abbigliamento sportivo) a realizzare prodotti altamente performanti con materiali smart. Intelligenti e poco impattanti.

Dall’altra c’è il gruppo Pangaia: un brand di abbigliamento casual con il quartier generale a Londra e divisioni sparse in tutto il mondo. Fondato dall’influencer Miroslava Duma, imprenditrice digitale nel campo della moda internazionale (la risposta russa a Chiara Ferragni, per intendersi), Pangaia ha una visione focalizzata sull’economia verde. Due strade che si sono incrociate nel segno della sperimentazione e della ricerca continua.

La notizia, infatti, è che le due realtà si sono fuse per dare vita a un polo specializzato che aprirà i battenti proprio a Montelupo Fiorentino. "Tutto è nato dal brevetto che abbiamo venduto a Pangaia qualche tempo fa – racconta Filippo Pagliai (nella foto), co-founder e innovation manager Grado Zero – si chiama Flowerdown, è l’alternativa alla piuma d’oca, un materiale green utilizzato per l’imbottitura. Una piuma 2.0 che ha origine da un mix di fiori tropicali. Un prodotto sostenibile perché vegetale, derivato da fonti rinnovabili, fiori che crescono spontaneamente. La componente ‘man made’ è biodegradabile".

Non c’è traccia di petrolio, uno dei motivi che ha spinto Pangaia, leader globale dei prodotti a sostenibilità certificata, ad acquistare il brevetto. E a spopolare sul web. Poi sono arrivati il Covid, il lockdown, lo smart working, la tendenza a vivere e lavorare da casa e a scegliere look più confortevoli, leggeri, sportivi".

"Strano da dire, ma è grazie al Covid che a Pangaia – dice Pagliai – è esploso il prodotto in mano. Il consumatore ha cambiato mentalità". E così tute, felpe e indumenti privi di origine animale come quelli nati dall’incontro di Grado Zero e Pangaia hanno trovato una loro fetta di mercato in tempi record. Dall’ortica alla pelle di fungo fino alle fibre di cipresso, i cosiddetti lifematerials oggi fanno grandi numeri. La produzione di Flowerdown è passata da qualche chilo a diverse tonnellate, il potenziale di crescita del gruppo è stato valutato in mezzo miliardo di euro. Benvenuta alla nuova società: Pangaia-Grado Zero srl non volerà oltreoceano ma scommette sulla zona industriale di Montelupo Fiorentino.

E’ proprio nei locali di Grado Zero che sta prendendo forma il nuovo progetto. "Siamo diventati il laboratorio interno di ricerca e sviluppo sui materiali per Pangaia" conferma Pagliai. La linea produttiva ad hoc e i primi test termici saranno effettuati nel capannone del Terrafino dove già Grado Zero crea materiali per conto terzi, ma l’idea è quella di ampliare al massimo la filiera. Leader nel settore della sperimentazione e delle tecnologie indossabili, Grado Zero "nasce a Montelupo e qui resterà. E’ nella nostra sede che, grazie alla nuova fusione – conclude Pagliai – porteremo lavoro. Anche se per gli aspetti burocratici l’Italia non è il posto migliore nel quale investire, qualità e creatività sono a livelli altissimi. Qui la manodopera è altamente qualificata e il Made in Tuscany va tutelato".

"Prevediamo di assumere. Stiamo cercando un altro capannone, oltre a quello del Terrafino, da utilizzare come deposito. Arriveranno braccia e menti brillanti dall’India, dagli Emirati Arabi, dalla Russia". Un polo multietnico dalle prospettive infinite.