Il Santo Stefano di sangue del ’43 "Onori ai caduti sotto le bombe"

Toccante cerimonia in città. Mantellassi: "La guerra è morte e distruzione"

Migration

La città ha reso tutti gli onori alle 123 vittime di quelle bombe cadute all’ora di pranzo in un giorno di festa. Era il 26 dicembre 1943. Un Santo Stefano di morte. "Per Empoli i si ricorda una delle più gravi vicende del periodo della guerra della sua storia. Quel giorno tante famiglie videro rotta la loro quotidianità per sempre. Quella fu un’azione militare degli alleati che combattevano per contribuire alla liberazione dell’Italia, quindi per un obiettivo nobile, giusto e importante – ha detto il presidente del consiglio comunale ì con delega alla Cultura della memoria, Alessio Mantellassi –. Ma le bombe quando cadono, cadono per tutti nella stessa maniera, lasciando morte e distruzione. La nostra città nel presente di fronte a tutti gli scenari di guerra rispetto in particolare a quelli vicini a noi, come l’Ucraina, vuole essere accogliente nei confronti di chi scappa dalla guerra, vuole essere consapevole nel capire che c’è chi combatte in una guerra di oppressione e chi per una liberazione ma vuole essere soprattutto testimone di pace perché la guerra è sempre e solo morte e distruzione". Ogni empolese nel giorno di Santo Stefano si ferma e ricorda quello che accadde all’ora di pranzo di quel giorno.

Fu l’Apocalisse: 210 bombe sganciate, almeno 170 ordigni caddero fuori bersaglio. In un attimo 109 persone morirono, anche intere famiglie. Nei giorni successivi le vittime salirono a 123. Una strage indimenticabile. La prima grande tragedia della seconda guerra mondiale per Empoli. Trentasei aerei americani, partiti dalla base di Decimomannu in Sardegna, arrivarono su Empoli per colpire la stazione e la ferrovia. Una tragedia che in particolare per il quartiere di Cascine, ma comunque per tutta la città, fu l’inferno.

La cerimonia, cominciata con la celebrazione della santa messa officiata nella Collegiata di Sant’Andrea dal proposto don Guido Engels in suffragio dei caduti, è proseguita poi in viale IV Novembre, a due passi dalla stazione, dove è stata deposta una corona, ai piedi dell’opera del maestro e partigiano Gino Terreni. Lì la memoria e la forza di mai dimenticare quanto accaduto sono state accompagnate fra l’altro dall’Inno nazionale di Mameli dall’Inno alla Gioia e dal Silenzio, suonato dal trombettista. Ai caduti sono stati resi tutti gli onori. Tra gli altri hanno partecipato il Comune di Montelupo Fiorentino con Lorenzo Nesi, assessore con delega a memoria e legalità, rappresentanti delle associazioni locali e delle autorità civili e militari.