Il giardino ‘Palmiro Mancini’ è una realtà

Dedicato alla vittima dell’alluvione del 1966 e inaugurato con la figlia Fedora

Il sindaco Brenda Barnini con Fedora Mancini e l’assessore regionale ed ex sindaco di Empoli Vittorio Bugli

Il sindaco Brenda Barnini con Fedora Mancini e l’assessore regionale ed ex sindaco di Empoli Vittorio Bugli

Empoli, 17 febbraio 2019 - Palmiro Mancini era nato nel 1900, faceva il mediatore di vino ed era molto conosciuto e stimato. Il 4 novembre del 1966 aveva appena accompagnato in albergo dei camionisti di La Spezia, rimasti bloccati in seguito alla pioggia. Stava tornando nella sua casa di Brusciana, a piedi, lungo i binari. Sperava che così facendo avrebbe evitato la furia delle acque, ma la piena lo travolse. Venne ritrovato due giorni dopo, a una ventina di metri di distanza dai binari, sepolto dal fango. Fu l’unica vittima empolese dell’alluvione del 1966. «Una persona generosa – ricorda il sindaco Brenda Barnini – e le persone generose si sa, sono quelle che rischiano di più». A quasi 53 anni dalla sua scomparsa, il giardino pubblico della frazione di Brusciana, adiacente alla ferrovia e alla Casa del Popolo, sarà intitolato proprio alla memoria di «Palmiro Mancini, vittima dell’alluvione del 1966». La cerimonia ufficiale si è svolta ieri alla presenza della stessa Barnini e di Vittorio Bugli, assessore regionale, oltre che della figlia Annunziata «Fedora» Mancini. Un altro empolese morì qualche giorno dopo: si chiamava Agostino Bini, 73 anni, sorpreso dall’acqua mentre si trovava a letto ammalato: fu salvato e poi, portato in ospedale, si spense per i postumi. L’area verde è caratterizzata da un’aiuola con una stele in lamiera di acciaio corten e da una nuova alberatura al suo interno, un cedro del libano. Si formerà così una struttura unica che andrà a rappresentare nell’albero la linfa vitale che continua e nella struttura che lo avvolge il concetto della memoria e della protezione. 

«E’ una notizia importante per la comunità, un momento che abbiamo voluto e accompagnato con passione. Più di ogni altro – spiega Brenda Barnini – lo dobbiamo alla figlia Fedora e a Vittorio Bugli, che per primo, durante il suo secondo mandato da sindaco, avviò il percorso per la riscoperta dell’Arno». «Il fiume – le fa eco Bugli – è fonte di ricchezza per la Toscana e noi gli avevamo voltato le spalle. La presenza di questa famiglia nel percorso di riscoperta dell’Arno è stata uno stimolo, ricordare questo tragico evento è un monito per il futuro. Negli anni sono stati fatti numerosi interventi per mettere in sicurezza il territorio, se fosse stato così anche allora probabilmente non ci sarebbe stata questa tragedia». Commossa la figlia Fedora, che ha ripercorso i tragici eventi di quella notte con estrema lucidità. «Mio padre era una persona stimata e conosciuta. Il suo ricordo – ha spiegato – è ancora vivo nella nostra mente».

Tommaso Carmignani