Il caso Keu alla Camera "Ora la verità sui veleni"

La proposta di un’inchiesta parlamentare al vaglio della Commissione Ambiente. Nel documento si chiede di fare piena luce sui materiali altamente inquinanti

Migration

di Alessandro Pistolesi

Qualcosa si muove, anche a livello politico. Ed è un passo importante, dopo mesi di interrogativi senza risposta, di paure e di proteste da parte dei cittadini che vivono a pochi passi dalla 429, la strada dei veleni dove sono state scaricate tonnellate di fanghi tossici provenienti dalle concerie con triangolazioni che secondo l’Antimafia coinvolgerebbero anche soggetti legati alle ’ndrine. Il 20 ottobre scorso lo scandalo Keu è approdato ufficialmente alla Camera con la richiesta presentata dalla parlamentare Erica Mazzetti (Forza Italia) di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare per indagare sulla gestione del ciclo di rifiuti prodotti dalle concerie di Santa Croce e sulle attività illecite connesse.

C’è voluto oltre un mese di tempo, ma a dicembre la proposta è stata assegnata all’ottava Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici presieduta da Alessia Rotta, che è anche vice-capogruppo del Pd alla Camera. Ora si attendono sviluppi. La Commissione ha il compito di vagliare la proposta e poi di riferirne i contenuti al Parlamento, a cui spetta la decisione finale.

Non ci sono tempi certi sull’iter che porterà alla votazione ma intanto esiste un atto parlamentare che pone l’accento sui pericoli che potrebbero scaturire dalle ottomila tonnellate di Keu utilizzate per realizzare il quinto lotto della strada regionale 429, nel tratto che collega Empoli a Castelfiorentino. Nel documento presentato dalla deputata Mazzetti e pubblicato sul sito istituzionale della Camera si elencano i motivi che hanno portato a chiedere un’attività di inchiesta da parte del Parlamento: "La proposta nasce dai gravi fatti che stanno emergendo da un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Firenze sulla presenza di ceneri di risulta dei rifiuti conciari, altamente inquinanti nonché di arsenico nella zona del Valdarno aretino".

Nella relazione si elencano poi le varie analisi e contro-analisi effettuate per appurare la presenza di materiali pericolosi: "I rapporti dei consulenti chimici che nell’estate scorsa hanno prelevato campioni nei terreni inquinati e che hanno eseguito esami di laboratorio sono stati completati e consegnati agli inquirenti – si legge nel documento –. I primi esiti mostrerebbero la presenza delle sostanze con valori che vanno oltre la soglia ammessa dalla legge".

Il testo entra nello specifico citando i luoghi in cui sono state rinvenute le tracce dei rifiuti e i soggetti sotto inchiesta: "Oltre ai presunti referenti delle cosche, figurano anche rappresentanti delle famose concerie di Santa Croce sull’Arno e diversi esponenti (vecchi e nuovi) dell’associazione dei conciatori, che avrebbero esercitato la loro influenza anche a livello politico al fine di ottenere agevolazioni. Nell’indagine della Dda risulterebbero coinvolti anche esponenti politici della regione Toscana e locali per aver “agevolato“ l’associazione conciatori “nel rilascio delle concessioni autorizzative e nelle emissioni di provvedimenti normativi, nonché ostacolando i controlli dell’autorità“". Adesso la palla passa al Parlamento che dovrà decidere se i temi possano rappresentare un argomento di interesse pubblico tanto da istituire una commissione d’inchiesta parlamentare con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria.

In parallelo vanno avanti i lavori della commissione d’inchiesta sul Keu istituita a livello regionale: presto sarà pubblicata la relazione finale. "La Toscana si conferma terra preferita per il business illegale collegato ai rifiuti: fenomeno preoccupante che non può essere trascurato dalle istituzioni – afferma Elena Meini, presidente della specifica Commissione d’inchiesta –. A fine mese sarà pronta la relazione finale della Commissione".