"Il caro-energia distrugge gli agricoltori"

Il presidente della Cantina di Val Virginio, Ritano Baragli, lancia un appello a tutte le istituzioni affinché si mobilitino per le piccole aziende

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In poco più di 10 anni,dopo quella finanziaria e quella da Covid peraltro non conclusa, le aziende agricole stanno scivolando nelle spire di una terza crisi devastante: quella energetica e del caro-bollette. Ad accendere i fari su questo dramma, la lettera-appello di Ritano Baragli, presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini di Val Virginio a Montespertoli e vicepresidente del Consorzio Vino Chianti "Scrivo - spiega Baragli - per lanciare un appello al salvataggio dei piccoli agricoltori toscani, un pezzo del mondo non solo produttivo e occupazionale ma anche culturale e sociale della nostra regione". Indirizzi a 360 gradi: dalla Regione al Governo. La pandemia ha catalizzato l’attenzione tuttavia - scrive Baragli - "una porzione di questa attenzione almeno da parte delle istituzioni pubbliche dovrebbe essere riservata anche al nostro mondo che rischia, e non sto esagerando, l’estinzione. Mi riferisco a quel patrimonio di piccole aziende agricole, spesso a conduzione familiare, che in questi mesi hanno tenacemente resistito cercando di rimanere produttive nonostante tutto. Oggi queste nostre aziende, che mi onoro di rappresentare oltre a farne parte, non sanno se fra qualche settimana potranno continuare a lavorare e a esistere". Il motivo è chiaro: "L’aumento dei costi fissi, reso insostenibile a causa dei rincari energetici e delle loro conseguenze dirette e indirette (pensiamo solo all’aumento dei costi dei trasporti e delle materie prime), abbinato alla pratica dei prezzi al massimo ribasso praticato dalla Grande Distribuzione sui prodotti agricoli e agroalimentari, hanno creato un effetto tagliola. Le nostre produzioni costano sempre di più, ma ci vengono pagate sempre meno in relazione ai costi fissi da sopportare: una morsa in cui il piccolo agricoltore, quello che ha puntato tutto non sulla quantità ma sulla qualità del prodotto, viene schiacciato".

Poi Baragli riprende: "Fin qui molti di noi hanno tirato avanti usando i risparmi o aprendo nuove linee di credito con le banche, nella speranza che dopo l’emergenza Covid sarebbe arrivata una ripresa più lunga e più equa in grado di garantire anche alle aziende agricole di piccole dimensioni quei margini indispensabili per tenersi in equilibrio. Tutto questo però non è successo e oggi molti di noi devono far fronte a situazioni finanziarie più precarie. Le conseguenze sul piano economico, occupazionale e sociale di questa situazione sono immaginabili. Ogni azienda agricola che chiude infatti non vuol dire solo una famiglia in più senza reddito, ma anche un pezzo della nostra Toscana che viene abbandonato".

A.C.