Giallo di Sollicciano, tre indagati alla prova Dna

Test irripetibile sulle tracce trovate in via Fontana: avviso di garanzia anche per il fratello della Kalesha, residente a Cerreto Guidi

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di Stefano Brogioni

CERRETO GUIDI

Ci sono delle tracce di dna, nell’appartamento di via Fontana, in San Iacopino, dove sarebbero stati uccisi nel 2015 i coniugi albanesi Teuta e Shpetim Pasho. E in vista di un accertamento irripetibile su quel materiale, deteriorabile, il pm Ornella Galeotti ha iscritto sul registro degli indagati altre due persone, molte vicine a Elona Kalesha, la donna che si trova in carcere da un mese con l’accusa di aver ucciso, fatto a pezzi e nascosto nelle valigie ritrovate nel campo di Sollicciano.

Sono Denis Kalesha, 32 anni, fratello minore di Elona. E Taulant Pasho, il figlio 33enne della coppia, attualmente detenuto in Svizzera. Sono avvisi "di garanzia" a tutti gli effetti, quelli notificati in queste ore. Mirati a confermare ma anche ad escludere collegamenti con le tracce biologiche isolate in via Fontana. Invece, nel garage di via del Pantano, dove ha abitato Elona e per un periodo anche Taulant, non sarebbe stato trovato niente di interessante, tanto che il box è già stato dissequestrato. La presenza di 3 indagati, non deve dunque ingannare. La procura, e i carabinieri, tengono aperte tutte le opzioni che ruotano intorno alla figura della Kalesha, ritenuta sempre più centrale in questa vicenda.

Ha ucciso da sola? E’ stata aiutata durante o dopo, nel depezzamento e nel trasporto? E’ stata la spalla di qualcun altro?

O, come ripete il suo difensore, Federico Febbo, lei non c’entra nulla?

Gli accertamenti tecnici programmati tra un mese (l’incarico sarà conferito il 22 febbraio, gli indagati potranno nominare dei propri consulenti) serviranno proprio a questo: a capire chi c’era, se la ’scienza’ sarà d’aiuto a un’indagine che parte con un gap temporale notevole ma che grazie al lavoro incessante ha recuperato decisamente terreno. Anche se ci sono dei dati inevitabilmente persi: quelle delle celle telefoniche, ad esempio. Oggi non sono più recuperabili, ma avrebbero potuto tracciare i movimenti degli indiziati nei giorni in cui si è consumato il duplice omicidio.

La ricostruzione. Per la procura, l’aggressione mortale è avvenuta il 1° novembre, alla vigilia dell’uscita dal carcere di Taulant. Ma lo smembramento dei due cadaveri e l’uscita dal condominio delle valigie (che, secondo i testimoni, grondavano sangue), sarebbero avvenuti nei giorni successivi. Per questo, non si può escludere a priori un coinvolgimento del figlio di Shpetim e Teuta. Un altro dettaglio: la Kalesha avrebbe avuto bisogno di un aiuto a portare via i bagagli, perché non guidava. Ecco il perché dell’avviso di garanzia anche per suo fratello, residente a Cerreto Guidi ma attualmente in carcere pure lui, a Massa.

"Non è necessario trovare un movente", dicono gli investigatori. Tuttavia, scandagliando la vita di Elona è emerso un particolare non di poco conto. A fine ottobre, cioè pochi giorni prima dell’uscita dal carcere dell’allora fidanzato, e mentre i suoceri erano qui a Firenze, ha interrotto una gravidanza. Di chi era quel figlio? Lei dice che non c’è niente di strano in quell’aborto, perché sarebbe stato concepito con Taulant durante un colloquio estivo in carcere. Fatto sta che non risultano contatti fra Taulant e i genitori, che pure erano arrivati appositamente dall’Albania per incontrarlo alla fine della pena. Qualcuno voleva che non si incontrassero?