"Processate, non archiviate. Erika merita giustizia e verità"

Parla la madre della 19enne di Livorno che è morta nel 2019 al Jaiss a causa dell’assunzione di sostanze stupefacenti

Erika Lucchesi, la ragazza 19enne morta in discoteca

Erika Lucchesi, la ragazza 19enne morta in discoteca

Vinci (Firenze), 8 febbraio 2021 - Fiori colorati, candele, la foto di chi non c’è più, morta a soli 19 anni. Accanto uno striscione eloquente: sul fondo bianco c’è scritto a caratteri cubitali, di un rosso vivo impossibile da non notare, "17 febbraio. Processate non archiviate". Il riferimento è alla tragica fine di Erika Lucchesi, morta nell’ottobre del 2019 all’interno della discoteca Mind, per una sera tornata tempio della techno con l’insegna Jaiss. Doveva essere una festa, quella serata, invece si è trasformata nel teatro di una tragedia. La giovane, arrivata il sabato sera con un gruppo di amici da Livorno, la sua città, è stata dichiarata morta intorno alle 4 di domenica: fatale, secondo quanto emerso dalle indagini, l’assunzione di sostanza stupefacente.

Erika Lucchesi è morta nel 2019
Erika Lucchesi è morta nel 2019

Il 17 febbraio, invece, come spiegato da Barbara Bernardoni, la madre di Erika, ieri davanti alla discoteca dalla quale la figlia è uscita cadavere, "ci sarà l’udienza per stabilire se ci sono i presupposti per mandare i gestori legali della discoteca a processo: noi abbiamo fatto richiesta di opposizione all’archiviazione. Mia figlia è morta qua dentro il 20 ottobre del 2019, la famiglia chiede che i gestori siano processati e che non venga archiviato poiché riteniamo che vi siano delle responsabilità. Erika aveva 19 anni ed è morta tra l’indifferenza degli avventori di questo locale". Con la voce rotta, la donna va avanti nel suo racconto: "Nel sangue di Erika sono stati trovati 5.119 nanogrammi per millilitro di mdma, pari a cinque volte la dose massima letale - dice - Ci tengo a precisare che nel corpo di Erika non sono stati trovati né tracce di alcol né altri tipi di sostanze". Le lacrime rigano il volto ma c’è tempo per un ultimo appello: "Chiediamo che tutti i responsabili vengano mandati a processo poiché quello che è successo a mia figlia qui dentro non accada mai più a nessun altro ragazzo. Erika non tornerà mai più indietro, ma merita giustizia e verità".