Disabile chiede aiuto alle istituzioni. «Vita di stenti per me e mio fratello»

Giuseppe non ce la fa: «La dignità non può finire nel dimenticatoio»

La protesta  di Giuseppe Dati, il disabile empolese che vive su una sedia a rotelle e ha bisogno di sostegno

La protesta di Giuseppe Dati, il disabile empolese che vive su una sedia a rotelle e ha bisogno di sostegno

Empoli, 14 maggio 2018 - «Chiedo aiuto alle istituzioni perché così non posso andare avanti». Il grido d’allarme è di Giuseppe Dati, 48enne residente ad Avane, costretto sulla sedia a rotelle da 27 anni a causa di un incidente stradale. Un’esistenza di quelle difficili dove lavorare è impossibile, pochi i soldi che entrano in fondo al mese e l’assistenza garantita non basta mai. «MI SONO rivolto anche ai carabinieri per denunciare la mia situazione di difficoltà – spiega Dati a La Nazione –. Con me vive mio fratello, 50enne e disoccupato da almeno 5 anni. Capite quindi quanto possa diventare dura andare avanti, per di più con soli 800 euro mensili, frutto di pensione e accompagnamento. In aggiunta – sottolinea il disabile – non sono riuscito a ottenere un servizio assistenziale che possa rendere almeno meno gravoso il compito di mio fratello, costretto a dovermi aiutare in determinate circostanze senza che qualcuno riconosca a lui un contributo per l’assistenza che offre quotidianamente».

«Spero di poter confidare presto su maggiori tutele – prosegue nel suo appello Dati –. E’ impensabile continuare una vita piena di difficoltà. Non è possibile tirare avanti con soli ottocento euro al mese, in due persone: una sulla sedia a rotelle e l’altra che consegna invano curriculum per un’occupazione che non arriva mai. Chiedo, quindi, maggiori tutele. Chi può si metta una mano sulla coscienza, faccia due conti e cerchi di capire che la popolazione, almeno la fascia più in difficoltà, possa contare su un sostegno concreto. La dignità dell’uomo – conclude Giuseppe Dati – non può finire nel dimenticatoio».

Gianni Capuano