Crisi, macchine ferme a La Falegnami

I dipendenti in assemblea permanente. L’azienda ha chiuso la mensa

Crisi, ferme le macchine alla Falegnami

Crisi, ferme le macchine alla Falegnami

Castelfiorentino, 17 luglio 2019 - Hanno fermato la produzione e da lunedì pomeriggio sono in assemblea permanente. Il pranzo, però, se lo dovranno portare da casa, perché da ieri la direzione aziendale ha chiuso la mensa interna. «Ecco la risposta che abbiamo ricevuto alla nostra richiesta di trovare una via d’uscita per scongiurare i licenziamenti», spiega Alberto Vezzosi di Fillea Cgil, lavoratore de La Falegnami fino allo scorso aprile. Lo scenario presentato dal sindacato è allarmante: La Falegnami - storica azienda di Castelfiorentino che produce camere da letto e armadi da oltre settanta anni - vuole aprire una procedura di mobilità che prevede la perdita del posto di lavoro per almeno il 50%, ma si potrebbe arrivare al 70%, dell’attuale personale, che in totale oggi è di circa 55 addetti.

«Facciamo gli armadi più belli e durevoli d’Italia – dice Vezzosi -. Ci ha stroncato la crisi, ma stavamo rialzando la testa grazie anche al taglio degli stipendi e all’orario di lavoro cui eravamo arrivati dopo settimane di mobilitazioni e trattative. Nel corso dell’ultimo anno, però, l’azienda non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare. All’ultimo Salone del Mobile di Milano si è presentata senza nuovi modelli e nelle ultime riunioni non ci sono state fornite risposte incoraggianti. Per rilanciare la produzione servirebbero investimenti e, da parte dei soci, ricapitalizzare. Purtroppo non si sta facendo nulla, si pensa soltanto a ridurre i costi e a fare politiche di contenimento salariale che non portano a niente». Un anno fa, la decisione di tutti i 65 lavoratori di passare a un contratto part time per scongiurare il licenziamento di 29 colleghi, non fu presa a cuor leggero, ma al momento rappresentò una boccata d’ossigeno.

«Sono stati fatti tanti sacrifici perché nessuno perdesse il posto di lavoro. I dipendenti si sono ritrovati con una busta paga media di 800 euro. Tra di loro c’è chi ha figli e moglie disoccupata. Andare avanti è durissima e chi può si guarda intorno. Nel corso dell’ultimo anno si sono registrate una decina di uscite volontarie e quattro persone sono in aspettativa. Si stanno progressivamente perdendo maestranze preziose e se licenziano non ci sarà più nessuno per produrre la merce richiesta. Licenziare, oltre che ingiusto, è sbagliato». In fabbrica il più giovane ha 40 anni, mentre una quindicina sono vicini alla pensione. C’è stato un tempo, non troppo lontano – si parla di una decina di anni fa - in cui La Falegnami contava 120 dipendenti e si fatturavano 34 milioni di euro all’anno.

«Poi è arrivata la crisi, progressivamente sono diminuiti i lavoratori e non si è fatto nulla per rilanciare l’azienda rimanendo ancorati a un sistema di vendita che non funziona più: il 98% di fatturato arriva dall’Italia. Non si è mai andati oltre i confini nazionali dove il prodotto, di altissima qualità, potrebbe essere molto appetibile». In Regione, intanto, è stato aperto un tavolo di crisi. Lo sciopero continuerà ad oltranza. I lavoratori hanno dato mandato alla Rsu di valutare anche la scelta dell’occupazione della fabbrica qualora l’azienda non mostrasse disponibilità a fare marcia indietro.