Coronavirus. San Giuseppe e San Pietro Igneo in prima fila per il vaccino

I nostri ospedali fra i 12 della Toscana che riceveranno le 200mila dosi iniziali "Useremo la stessa organizzazione interna del piano antinfluenzale"

Silvia Guarducci è la direttrice sanitaria dell’ospedale San Giuseppe di Empoli

Silvia Guarducci è la direttrice sanitaria dell’ospedale San Giuseppe di Empoli

Empolese Valdelsa, 25 novembre 2020 -  Gli operatori sanitari dell’ospedale San Giuseppe di Empoli e del San Pietro Igneo di Fucecchio potrebbero essere vaccinati contro il Covid fra un paio di mesi. Il primo ‘antidoto’ contro il virus dovrebbe essere quello della Pfizer e se andrà tutto bene, cioè se la sperimentazione arriverà in fondo e ci sarà l’autorizzazione delle autorità regolatorie, dovrebbe essere disponibile alla fine di gennaio. Arriverà in ‘rack’, contenitori speciali, in tutti e tredici i presidi dell’Asl Toscana centro.  

All’Italia sono state destinate 3,4 milioni di dosi che servono a immunizzare 1,7 milioni di persone, perché dopo un mese dalla prima somministrazione è previsto un richiamo. Alla Toscana ne aspettano 200mila. Rispetto agli altri vaccini in fase di sperimentazione, quello della azienda farmaceutica statunitense Pfizer è particolare perché va conservato a -75 gradi. Visto che nei frigoriferi normali, cioè quelli utilizzati anche per gli altri vaccini, può restare cinque giorni senza deteriorarsi, l’idea del ministero alla Salute è quella di farlo arrivare direttamente negli ospedali, riservandolo, in via prioritaria, agli operatori sanitari.  

La Regione Toscana stima che i dipendenti del servizio sanitario regionale che saranno coinvolti nella campagna siano inizialmente 40mila. Dato che le iniziazioni dovranno essere eseguite entro cinque giorni dal loro arrivo servirà un’organizzazione precisa e meticolosa. Un aspetto, questo, che per i presidi del Circondario Empolese Valdelsa non dovrebbe rappresentare un problema visto che all’interno delle strutture sanitarie esiste già un’organizzazione, con spazi e addetti individuati, per fare altri vaccini ai dipendenti.  

«Come siamo pronti con il piano antinfluenzale dei vaccini – spiegano dal presidio cittadino – con la stessa organizzazione interna attueremo quello del vaccino anti Covid". Un po’ più complicata appare invece la somministrazione per l’altra categoria di persone interessata dalla prima parte della campagna vaccinale, cioè gli ospiti delle Rsa e di tutti coloro che lavorano in queste strutture. Qui la programmazione, e quindi la velocità, diventano fondamentali. In questo caso, probabilmente, dovranno essere organizzate squadre vaccinali che organizzano giornate dedicate all’immunizzazione. Sempre nei primi mesi dell’anno, comunque, dovrebbero essere disponibili anche le dosi di altre aziende (come AstraZeneca) e quindi la campagna andrà avanti anche con quelle, che hanno un conservazione meno complessa. Irene Puccioni