Controllo di vicinato, nuova tappa: arriva in zona Corea

La vigilanza si allarga. Fissato l'incontro illustrativo del progetto

Sono già undici i gruppi attivi a Empoli

Sono già undici i gruppi attivi a Empoli

Empoli, 6 novembre 2018 - Un percorso che non si arresta, ma che anzi prosegue nel segno della collaborazione tra cittadini, forze dell'ordine e istituzioni. Così, il Controllo di vicinato fa tappa anche  nel quartiere Corea, ovvero nella fetta di Empoli stretta fra le vie Zandonai, Piovola, Cilea, Tommaseo e Paganini.  Lo ha annunciato il Comune, pronto a svolgere un altro incontro con i cittadini per presentare al meglio il progetto, ormai da mesi di casa a Empoli.

E' fissato per martedì 13 novembre, alle 21.30 nella sala interna del Glamour Café, in via Tosco Romagnola Sud 10. Assemblee pubbliche simili e con lo stesso obiettivo sono già state organizzate, nei mesi passati, a Ponzano, Villanuova, Avane, oltre che in Municipio, per incontrare cittadini che hanno chiesto di poter attivare il Controllo del vicinato. Anche questa volta saranno presenti il sindaco Brenda Barnini e il comandante della polizia municipale dell’Unione dei Comuni, Annalisa Maritan, insieme a rappresentanti delle altre forze dell’ordine.

Si parlerà del percorso che sta portando alcune zone di Empoli, undici per la precisione, a essere oggetto di un controllo più attento da parte dei cittadini i quali si riuniscono in gruppi di contatto e cercano di aiutare le forze dell’ordine a fare prevenzione di atti criminosi, solo con l’aiuto delle loro segnalazioni. Proprio lo scorso 30 ottobre sul Controllo del vicinato è stato firmato un protocollo d’intesa a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, tra il prefetto Laura Lega, il sindaco Barnini e altri venticinque sindaci del territorio metropolitano. Un quadro nel quale Empoli si inserisce in qualche modo da ‘capofila’: è stato il primo Comune della Città Metropolitana ad aver avviato ufficialmente l’iniziativa che nasce con l’idea di rafforzare ulteriormente la partecipazione civica per prevenire quei «fenomeni che turbano l’ordinato vivere civile e generano insicurezza collettiva», come recita il protocollo.