Empolese Valdelsa, "Allarme caporalato, reclutamento sul web"

La Cgil denuncia: "In rete c’è una persona che offre impiego in zona, specie nella ristorazione". La paga? Dieci euro per una giornata di lavoro

Donatella Galgani della Filcams-Cgil dell’Empolese Valdelsa (Gasperini/Germogli)

Donatella Galgani della Filcams-Cgil dell’Empolese Valdelsa (Gasperini/Germogli)

Empolese Valdelsa, 1 maggio 2022 - Il caporalato, la forma illegale di reclutamento di lavoratori, è operante anche su internet. Lo fanno notare Margherita Bernardi del Sol (Servizio orientamento lavoro) Cgil di Firenze e Donatella Galgani della Filcams-Cgil dell’Empolese Valdelsa. "Abbiamo notato da qualche tempo – dicono le sindacaliste - la presenza in rete di un caporale che offre lavoro nella nostra zona, soprattutto nella ristorazione". Le due sindacaliste per ora non fanno nomi, ma la sensazione fondata è che presto si possa arrivare a una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro, e a quel punto la questione seguirà i canali istituzionali. "Quel che è certo – rincara la dose Galgani – è che è intollerabile che al giorno d’oggi si debba ancora assistere a certe modalità illegali, e quindi decisamente insopportabili, di avvio al lavoro".

Sicuramente la crisi esiste, visto che siamo passati da quella dovuta alla pandemia, che non ci ha ancora lasciati, a quella iniziata con l’aumento dei prezzi (inflazione) di cui purtroppo sono in molti a pensare che non abbia ancora mostrato tutta la sua capacità di arrecare danni. Ma la risposta non può certo essere troppo spesso quella di mettere in secondo piano i lavoratori, anche perché questa figura sociale si articola anche in quanto composta da consumatori, coloro che acquistano i beni prodotti dalle aziende. E se per loro i soldi diminuiscono, come nel caso del caporalato, è chiaro che anche il risparmio delle imprese diventa di corto respiro se si guarda al quadro complessivo.

Il settore del turismo e della ristorazione nella nostra zona pesa, secondo dati forniti da Galgani, per circa 3.000 addetti, a cui si aggiungono gli stagionali, la cui consistenza è difficilmente accertabile, anche perché talvolta, sempre nell’ambito di forme di lavoro illegali, ci si trova "di fronte a persone - come dice la sindacalista – che hanno lavorato per una giornata e a cui il datore di lavoro, chiamiamolo così, a sera ha consegnato come compenso una banconota da 10 euro". Questo è un caso limite, è chiaro, ma se si può arrivare a simili trattamenti, è evidente che nel meccanismo c’è qualcosa che non va. E allora ha ben poco senso lamentarsi del fatto che non si trovano gli addetti necessari per il turismo (il nostro petrolio bianco, com’è stato definito, ndr ) e per la ristorazione.

Galgani aggiunge poi un altro esempio che fa riflettere. "C’è stato il caso di un giovane assunto come barman a part time in un locale, non della nostra zona ad onor del vero, a cui invece dei 600 euro mensili previsti ne veniva versata la metà: il resto era a nero. Ma non è finita: il ragazzo in questione non lavorava a tempo parziale, bensì a orario pieno".

La sindacalista fa anche notare che, anche con l’applicazione del contratto, qualche lavoratore non ritiene di presentarsi, in special modo se la sede di lavoro si trova in luoghi disagiati. E’ chiaro che in questi casi certi comportamenti li possono adottare solo quanti se lo possono permettere, magari per la presenza di sostegno delle famiglie. E comunque, a parte gli esempi dei grandi cuochi, che traggono in inganno considerando che sono abbastanza pochi, il contratto del turismo di Confindustria prevede per il quinto livello, quello medio, un compenso di 1.454 euro mensili, lordi. Per capirsi, comunque, un cuoco, non uno chef stellato, certo, guadagna poco più di 2.000 euro, sempre lordi. "Certo - chiarisce Galgani – in questo caso si tratta di un valore medio che può avere molte variabili, a partire dalla forza contrattuale, derivante da capacità e competenze, del singolo".

Il quadro delineato può avere un senso, forse, se il lavoratore è uno stagionale, quindi un giovane studente oppure una persona che lo usa come ultima risorsa (gli esempi della cosiddetta stagione delle località balneari non hanno valore, poiché le condizioni sono decisamente diverse rispetto alle nostre). E allora, se vogliamo avere una prospettiva in un settore che è importante per la nostra economia, si pensi a comuni come Montaione, Montespertoli o Vinci, per fare qualche esempio, c’è bisogno di un’attenzione maggiore alla condizione di chi lavora. Nel turismo non si può certo vivere di rendita, considerando che i turisti siano sempre e comunque destinati a venire da noi. Contano certo il paesaggio e le risorse artistiche e culturali in generale, senza dimenticare tutte le iniziative che ‘fanno’ la vacanza, dagli spettacoli al contatto con il territorio, ma se il personale non è motivato o all’altezza delle necessità (e quindi retribuito in misura adeguata), il servizio nel complesso ne risente. E al cliente non mancano certo le destinazioni alternative.