Albor, i lavoratori gettano la spugna. Si 'salveranno' in sei

Verso l'incontro decisivo

Presidio dei lavoratori Albor a Gambassi Terme (foto Tommaso Gasperini/Germogli)

Presidio dei lavoratori Albor a Gambassi Terme (foto Tommaso Gasperini/Germogli)

Gambassi Terme (Firenze), 14 marzo 2018 - Più che una resa è una presa di coscienza. Questa è una situazione che non ha via d’uscita e dove la miglior scelta è il male minore. Nell’assemblea di ieri i lavoratori dell’Albor, storica azienda di cornici di Gambassi Terme, hanno dato mandato al sindacato di continuare la trattativa con la proprietà, avviata martedì al tavolo di crisi in Regione. L’azienda si è impegnata a ridurre a 16 (dei 22 annunciati) gli esuberi con un incentivo per chi accetta l’uscita volontaria. "I lavoratori – spiega Alessandro Lippi di Fillea Cgil – hanno preso consapevolezza della difficile situazione e si sono detti disponibili a firmare l’accordo, a patto che vengano comunque mantenute alcune condizioni da noi avanzate. Prima di tutto il diritto di precedenza di riassunzione, per 24 mesi, per i lavoratori licenziati nel caso in cui l’azienda fosse ceduta o affittata da altri o riuscisse a rilanciarsi sul mercato".

Dei sei posti ‘salvati’ l’azienda ha chiesto anche che tre di questi siano a part time. "Anche su questa proposta c’è l’ok dei lavoratori – dice Lippi – ma da parte loro c’è anche la richiesta di aumentare il numero delle ore lavorative: almeno quattro in più alla settimana". La speranza di riuscire a salvare i posti di lavoro è sfumata definitivamente all’ultimo tavolo regionale al quale non si è presentata la società romana interessata a rilevare l’azienda gambassina. "Si è resa irreperibile anche alle istituzioni – spiega ancora il sindacalista – A questo punto l’unico interlocutore rimasto è l’attuale proprietà, che ha chiesto al tribunale un concordato in continuità proprio per poter proseguire l’attività e valutare eventuali offerte di altri investitori".

Il destino ormai è tracciato. Giovedì è in programma un nuovo tavolo in Regione dove il sindacato riporterà alla proprietà le richieste dei lavoratori. Gli stessi operai, che hanno proclamato otto ore di sciopero, si raduneranno fuori dalla sede regionale di via Capo di Mondo in attesa dell’esito della trattativa. Già dopodomani potrebbero partire le lettere di licenziamento, dal momento che la procedura di mobilità è scaduta ieri. Il sindacato ha chiesto un ‘congelamento’ almeno fino all’incontro in Regione. L’Albor, nata nel 1963, già da anni sta subendo la crisi legata principalmente alla concorrenza dei prodotti asiatici che ha portato ad una progressiva diminuzione delle commesse. Per cercare di ovviare alle difficoltà poco più di quattro anni fa la proprietà decise di ricorrere al contratto di solidarietà per tutti e 36 i dipendenti. Ma né l’accesso all’ammortizzatore né la proposta dei lavoratori di ridursi l’orario di lavoro sono bastati a risollevare le sorti di questa storica azienda con alle spalle oltre mezzo secolo di attività.