Accordo trovato sulla Falegnami, salvi i posti di lavoro

No licenziamenti, sì ai part time

Alessandro Lippi è il sindacalista della funzionario Fillea-Cgil che  da anni segue le vicende della storica azienda valdelsana

Alessandro Lippi è il sindacalista della funzionario Fillea-Cgil che da anni segue le vicende della storica azienda valdelsana

Castelfiorentino, 22 marzo 2018 - L’accordo trovato ieri al tavolo dell’unità di crisi regionale potrebbe scongiurare tutti i licenziamenti annunciati a La Falegnami di Castelfiorentino. Stavolta sindacati e Rsu si sono alzati molto più soddisfatti per l’esito dell’incontro. «L’azienda – spiega Alessandro Lippi, funzionario Fillea-Cgil che da anni, ormai, segue le vicende della storica azienda valdelsana – è disposta a ritirare tutti i licenziamenti, si parla di 29 posti di lavoro, a determinate condizioni. La prima è l’accettazione, da parte di tutti, del part time fino al 30 settembre 2019. Da questo vincolo resterebbero fuori una decina di lavoratori che rimarrebbero in parte con contratto full time e in parte con una gestione diversa dell’orario di lavoro. La seconda condizione richiesta dalla proprietà è la flessibilità dell’orario per tutti i part time. Infine, è stata richiesta anche la proroga per altri tre anni del congelamento di alcune parti del salario accessorio». L’accordo a cui si è giunti ieri nella sede in via Capo di mondo è comunque vincolato all’assemblea dei lavoratori che si terrà stamattina alle 8 nella sede castellana di via Niccoli. I presupposti per l’approvazione ci sono tutti.

Per le 12 di oggi, infatti, è già stata convocata una conferenza stampa alla Camera del lavoro di Empoli per spiegare tutti i dettagli della complicata trattativa. Il risultato raggiunto è frutto di un lungo braccio di ferro tra le parti. Il precedente incontro (giovedì 15 marzo) si era concluso con un nulla di fatto e con tanta amarezza da parte dei lavoratori, che per tutto il tempo erano rimasti fuori dalla sede fiorentina in attesa dell’esito. La proposta che l’azienda aveva messo sul tavolo era stata definita «irricevibile» dai sindacati e rispedita al mittente: al posto dei 29 licenziamenti la proprietà ne aveva proposti 22 subito e per i restanti 40 lavoratori aveva prospettato soltanto sei contratti a tempo pieno, mentre tutti gli altri (34) sarebbero stati trasformati in part time a tempo indeterminato, con la stessa azienda che avrebbe deciso unilateralmente il tipo d’orario in modo flessibile ed elastico. Non solo. Si chiedeva anche la rinuncia definitiva alla quattordicesima e al premio di produttività collettiva e l’accettazione di alcune clausole sull’uscita, bollate dal sindacato come «lesive della dignità dei lavoratori» (l’incentivo all’esodo, poco più di seimila euro, sarebbe stato vincolato al fatto che tutti i lavoratori avrebbero dovuto accettare il licenziamento entro cinque giorni). A questo pacchetto di condizioni i lavoratori avevano risposto con la proclamazione dello sciopero a oltranza, tenendo comunque aperto ogni minimo spiraglio pur di salvare i posti di lavoro e un’azienda con oltre sessanta anni di storia alle spalle.