"A Pitti, arrivati compratori da tutto il mondo Un afflusso come era prima della pandemia"

Marco Landi, presidente nazionale di Federmoda-Cna: "Per gli ordini hanno contato le proposte delle varie collezioni, non l’inflazione". Assenti i buyer di due mercati importantissimi quali la Cina e la Russia, ma le prospettive sembrano molto positive

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di Bruno Berti

L’edizione invernale di Pitti Uomo, nell’affascinante cornice della Fortezza da Basso a Firenze, si è chiusa ieri con risultati importanti per le imprese presenti, che hanno avuto l’occasione di rinsaldare i rapporti con i clienti, italiani e internazionali, della moda, e magari di stringerne di nuovi, una possibilità sempre importante per qualsiasi azienda che voglia vendere i suoi prodotti.

Se poi i rapporti significano esportazioni, sono decisamente i benvenuti, visto il ruolo sempre più importante che per le imprese del settore di una certa taglia assume lo sbocco delle vendite all’estero. La moda italiana ha esperienza da vendere in questo settore, quello su cui anche le nubi tempestose che di questi tempi accompagnano l’economia non hanno un’influenza negativa pesante, perché l’abbigliamento, com’è noto, non è solo coprirsi: è anche uno dei modi per esprimere se stessi. Per avere un quadro complessivo di questa edizione di Pitti Uomo abbiamo sentito Marco Landi, presidente nazionale di Federmoda-Cna, della confezione Landi di Empoli, azienda che vanta anche uno showroom a Brera, la zona degli artisti per eccellenza di Milano.

"L’appuntamento di Pitti che si è appena chiuso mi è sembrato positivo, considerato il buon afflusso di compratori da tutto il mondo, ad eccezione di Cina e Russia. Nel primo caso per gli strascichi della questione Covid e nel secondo per gli effetti della guerra in Ucraina. Molte sono state le presenze dall’Italia, dai Paesi europei e dagli Stati Uniti. Credo che si possa parlare di un andamento che nel complesso ricorda le edizioni della manifestazione fiorentina antecedenti al Covid. Abbiamo visto voglia di comprare, con il ritorno dei giapponesi, prima bloccati per effetto del virus. E non sono mancati anche alcuni russi, che per arrivare a Firenze devono aver fatto un giro non semplice".

"Secondo la mia impressione – prosegue Landi – gli ordini non sono stati condizionati più di tanto dall’inflazione: hanno contato molto di più le proposte e i contenuti moda delle varie collezioni. Questo significa che l’export (una delle opportunità migliori per la nostra moda, ndr) tira". Su Pitti abbiamo sentito anche un imprenditore che c’è stato come osservatore, visto che produce abbigliamento femminile. "Credo che la manifestazione fiorentina - dice Paolo Fontani, amministratore delegato di Linea Fontani di Capraia e Limite – sia stata positiva. E’ un’opportunità interessante per tutti, con un occhio di riguardo per l’export. Le vendite all’estero tirano, anche se a Firenze sono mancati, per vari motivi, interlocutori di peso come la Russia o la Cina. Gli Stati Uniti continuano a essere interessanti, considerando che i turisti a stelle e strisce hanno comprato molto anche nei negozi italiani".

Se dal punto di vista del mercato le cose hanno avuto un’intonazione positiva, per il settore della moda c’è sempre il problema di dover fare i conti con una manodopera che non si trova, almeno quella che possa essere impiegata subito in azienda. "C’è una questione di formazione del personale - dice Marco Landi – che non riguarda solo la moda. E in questo quadro bisogna guardare anche agli immigrati, poiché ci troviamo in un mondo globalizzato. Penso anche che la formazione tecnica sia importante anche a scuola. Ma pure qui serve consapevolezza dei ruoli e considerazione dei diritti. In questo senso la decisione di non assegnare un risarcimento per il ragazzo che ha perso la vita durante un periodo di lavoro come alternanza alla scuola non è accettabile". Il dirigente pone poi la questione di dare respiro alle aziende in tema di credito. "E la moda, da noi, vale 10.000 addetti circa, indotto compreso".