Empoli, 25 marzo 2010 - E’ mattina presto e G.M. (una sigla di fantasia), una ragazzina di 14 anni di Montespertoli, è all’esterno del distretto socio - sanitario in attesa di un prelievo di sangue per gli esami. Passano i compagni che vanno a scuola e la salutano. Passa anche un artigiano che lei conosce perché frequenta addirittura i suoi familiari: «Cosa fai lì fuori, è freddo, vieni nel mio negozio in attesa del tuo turno per gli esami».

La ragazzina dapprima dice di no, poi vista l’insistenza dell’uomo e considerando il fatto che conosce i suoi familiari, accetta per non apparire sgarbata. Tutto si svolge nel rapido volgere di dieci minuti: l’uomo l’abbraccia, tenta di baciarla sulla bocca, la palpeggia ripetutamente. Finché lei non riesce a divincolarsi, ad aprire la porta e ad andare in strada, di nuovo verso il distretto sanitario dove la madre era ad attenderla.

G.M. racconta tutto per filo e per segno alla mamma, e poco dopo le due donne sono davanti al comandante della caserma dei carabinieri per sporgere denuncia. L’uomo è deferito all’autorità giudiziaria per violenza sessuale nei confronti di una minorenne. Ieri, in tribunale a Firenze, si è aperto il processo nei suoi confronti. La prossima udienza è fissata per il 6 ottobre, quando si renderà necessaria anche la testimonianza della ragazzina.

Agli atti di questo processo che riguarda un bruttissimo fatto di cronaca, anche la relazione della psicologa Angelica Bianchi, che ha visitato G.M. a un anno dal fatto: «Lei è una persona amabile, dolce, certamente semplice e poco smaliziata, una ragazza acqua e sapone... Oggi guarda al futuro ma non ha voltato le spalle al passato. Vuole scordare ma sarà difficile dimenticare quella sensazione di violenza su di sé, di sfruttamento di quell’approccio così roseo nei confronti dell’altro. Non si sente più comoda nel muoversi per il paese da sola, non solo teme chiunque le rivolga uno sguardo, soprattutto se a farlo sono persone di una certa età, ma si mostra insofferente verso tutto ciò che concerne l’affettività più semplicee naturale, anche quella delle amiche». Non resta che sperare che il processo le renda giustizia e contribuisca ad una maturazione, inevitabilmente dolorosa, ma decisiva.