Fra amore e ricerca della verità. Bassi e Cavallari al Teatro Shalom

In scena "Mi amavi ancora". L'attore: "Uno spettacolo che ci pone di fronte a un bivio"

Ettore Bassi e Simona Cavallari

Ettore Bassi e Simona Cavallari

Empoli, 8 febbraio 2020 - "E' uno spettacolo che ci pone di fronte a un bivio". In scena, da un lato un amore profondo, dall'altro dubbi senza fine, logoranti nella ricerca di risposte forse realmente impossibili da trovare. Sono le due anime di "Mi amavi ancora" di Florian Zeller, in cartellone domani, domenica 9 febbraio, alle 17.30 al Teatro Shalom di Empoli. Sul palco Ettore Bassi, al fianco di Simona Cavallari, per la regia di Stefano Artissunch. Proprio l’attore, volto noto della tv, del cinema e del teatro, ci guida nella lettura della rappresentazione.

Perdere il marito e scoprirne un’amante senza volto: in scena il peggiore degli incubi.

«L’incubo sta più nell’entrare in un vortice di quasi ossessione sul rischio che questa cosa ci sia stata realmente o no. Il punto è: vale davvero la pena cercare di scoprire cose, dopo che una persona non c’è più, rischiando di distruggere ciò che ti resta di bello di lei, di fronte all’idea di una verità che non può essere spiegata? E’ una domanda che inquieta».

Secondo lei, vale la pena?

«Il problema è che la ricerca avviene da soli e da soli non si ha mai la possibilità di valutare tutto ciò che potrebbe essere".

Meglio aggrapparsi al buono vissuto davvero...

«Certo. Lo spettacolo parla di aspetti belli di un amore profondo e vero che è stato. E questo non può essere rinnegato. Invece a cosa ci porta volere sapere qualcosa a tutti i costi quando la riposta reale non si avrà mai?».

Effettivamente. Cosa l’ha conquistata del suo personaggio?

«Che una persona essendo quello che è possa essere giudicata in modi diversi e di conseguenza cambi. Mi ha affascinato questo aspetto del racconto: dimostra come guardare le cose ne determina il significato».

E come si inserisce il ‘suo’ amico Daniel?

«E' il filo conduttore della storia che danza nei vari punti del racconto. E’ un po’ il narratore».

Una trama complessa. E se un giovanissimo è in platea?

«Resta affascinato e incuriosito. E’ un testo scritto bene e riguarda tutti. Il ragazzo sa che riguarda anche lui. C’è la testimonianza di un amore bello che dà luce e giustifica il percorso tormentato: è la cosa che fa di questa storia una storia drammatica. C’è un aspetto molto coinvolgente che fa da matrice e contraltare a una zona d’ombra, sempre più scura in virtù della luminosità di quell’amore vissuto».

Samanta Panelli