REGIONALI TOSCANA / Fallani: "Pd, comitato elettorale lontano dalla gente"

Il sindaco di Scandicci e il futuro dem. "Noi primi cittadini interpretiamo i bisogni dei cittadini senza pensare alle poltrone"

Il sindaco di Scandicci Sandro Fallani

Il sindaco di Scandicci Sandro Fallani

Firenze, 27 agosto 2020 - Sandro Fallani, sindaco di Scandicci (50mila abitanti alle porte di Firenze, polo top della pelletteria), lancia un messaggio preciso al Pd: ripartiamo dalle città, dai sindaci, dal rapporto con la gente. Oppure il centrosinistra rischia di soccombere se non si rinnova. 

Sindaco, anche lei fa parte della lista con Gori, Nardella e Bonaccini per dare la scalata al Pd? 

«Io vorrei un’alleanza di città per rifondare i progressisti e gli innovatori europei, questo potrebbe essere il disegno convincente per riaccendere speranza e concretezza alle persone che si sentono escluse dai cicli economici, culturali, sociali». 

Il suo collega di Prato Biffoni senza giri di parole chiede un congresso Pd. Lei è d’accordo? 

«Sì, mettendo al centro però quello che le città hanno dimostrato di saper fare ovvero saper coinvolgere su obiettivi grandi le comunità». 

I sindaci sembrano il motore della new age dem. 

«I sindaci se non fanno bene non vengono rieletti, sui parlamentari esiste ancora un voto di opinione. Chi opera come i sindaci nelle nostre comunità contribuisce a fornire più speranza; i sindaci riescono a fare meglio squadra grazie alla grande rete di servizi, alla migliore protezione sanitaria e alla presenza di un volontariato che permette di superare meglio le difficoltà e di sentirsi meno soli di fronte all’incertezza e alla paura. Il Pd ha smarrito questo senso perché agisce come un comitato elettorale che rinnova la classe dirigente ma non coinvolge davvero sui meriti e sui bisogni, le persone si sentono estranee». 

Pd e 5 Stelle, vede punti di convergenza in Toscana? 

«In Italia sono due situazioni di debolezza che provano ad unirsi per garantire un minimo di razionalità e buonsenso a questo paese in un momento storico eccezionale, in Toscana il Pd è più forte ed organizzato dei 5 stelle che qui stanno faticando immensamente».

Prospettive di sinergie con i grillini in futuro? 

«Il mondo del non voto, della disillusione verso la possibilità che le decisioni politiche migliorino le proprie condizioni di vita è di gran lunga il partito più grande nel nostro Paese, se la sinistra ritrova il cammino della speranza, dell’inclusività, delle risposte ai bisogni concreti delle persone, allora tanti che non votano più o si sono rifugiati nella speranza grillina ritroveranno nelle istanze di progresso la loro casa. Ci vuole il coraggio di una classe dirigente, come quella dei sindaci che non pensi di andare a Roma con la prossima elezione ma guardi in faccia i propri figli e pensi a loro».

Toscana contendibile.  «I progressisti se non vengono più riconosciuti da chi soffre e da chi è in difficoltà esauriscono il loro ruolo storico e costitutivo confinandosi ad un’autoreferenziale marginalità. Questo sta avvenendo anche in Toscana: le persone si aspettano da noi di aiutarli a vedere quel che ci sarà, per quel che c’è bastano i conservatori e gli arrabbiati».

Teme l’ultimo mese di rincorsa per il centrodestra?  «No, penso sempre alla estreme difficoltà di tutti i candidati di far campagna elettorale. I temi della rabbia e dei nemici a cui additare la colpa di ogni cosa sono terminati la scorsa estate». 

Come vota per il referendum?

«Voto No, perché un conto è una riforma generale delle regole della democrazia, un altro conto è quello a cui stiamo assistendo adesso: un disperato tentativo dei grillini di essere fedeli a loro stessi a cui il Pd per convenienza sta zitto e si fa credere ai cittadini che oltre un microscopico risparmio si snellisce il processo decisionale, cosa non vera».