Le strane priorità di un Paese piccolo piccolo

Il Covid e gli anziani dimenticati

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 28 marzo 2021 - La prima sensazione che provo adesso, nella mia Toscana che da lunedì tornerà rossa e che si è guadagnata l’ultimo ingrato posto nella classifica nazionale sulle vaccinazioni per gli over 80, nella mia Toscana diventata il termine di paragone in negativo della campagna anti Covid, il paradigma di ciò che non si deve fare, il sinonimo di tutti gli italici vizi (furbizie, favoritismi, corporazioni), ammonita perfino dal taciturno Draghi: la prima sensazione che provo, dicevo, è il dispiacere. Tra novembre e dicembre, mentre il Covid mieteva morti con picchi di ottocento al giorno, tutti noi non facevamo che ricordare, ribadire, sottolineare come le vittime del virus fossero sostanzialmente gli anziani.

Addirittura i critici del rigorismo (allora c’era il governo Conte Bis, ma le restrizioni procedevano coi ritmi e i criteri di oggi) usavano proprio gli anziani come leva per polemizzare contro l’asprezza delle chiusure: muoiono solo loro, si diceva, a che serve chiudere tutto per tutti? Ebbene: di queste consapevolezze ci siamo dimenticati con sorprendente rapidità, all’incirca un minuto dopo l’inizio della campagna vaccinale. Da quel momento gli anziani sono finiti in fondo alle liste.

In tutta Italia, oggi, meno della metà (il 48,74%) degli over 80 è stata vaccinata con almeno una dose. Per non parlare della vergogna toscana, maglia nera assoluta: il 25 marzo solo il 29,8% aveva ricevuto la prima iniezione. Ai cosiddetti super fragili, malati e disabili, non è andata meglio. Se ripenso alla ferocia del virus, al modo con cui si accanisce contro gli organismi più deboli ed esposti, alla rapidità con cui ne arriva a compromettere le funzioni, alla difficoltà con cui il corpo tenta (talvolta invano) di sconfiggerlo, non riesco a capire come sia possibile che ci si sia ridotti così.

Non basta dare la colpa all’Europa, né a Big Pharma: la politica, la nostra, ha fatto scelte precise nello stabilire gerarchie, corsie preferenziali, tabelle di marcia della vaccinazione. E quelle scelte hanno compromesso l’andamento della campagna. Ci sono voluti tre mesi prima che mercoledì il Governo, per bocca del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, imponesse rigorosamente il criterio dell’età nella scelta delle persone da vaccinare. Nel frattempo abbiamo avuto la conferma di essere un Paese dalla morale piccola piccola, incapace della cosa più importante: tutelare i più deboli. E non è bastata una tragedia umanitaria senza precedenti nella storia recente per farci cambiare.