Prove generali per il nuovo bipolarismo

Il voto delle amministrative

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 3 ottobre 2021 - Come sempre accade alla viglia di un voto per le amministrative, i leader nazionali di partito si dividono in due gruppi: i favoriti pensano a capitalizzare i frutti delle attese vittorie, chi gioca in rimessa si affanna a ripetere il ritornello a favor di giornalisti per cui i test locali non hanno ripercussioni nazionali. A quest’ultimo gruppo appartiene Giuseppe Conte, da pochi mesi leader di un M5S destinato a non brillare nella tornata elettorale di oggi e domani, a partire dalle città simbolo che i pentastellati avevano conquistato cinque anni fa: dopo il passo indietro di Chiara Appendino a Torino, l’approdo al ballottaggio della romana Virginia Raggi è tutt’altro che scontato.

Anche la destra, affaticata dalle divisioni interne e dalle inchieste - prima il caso Morisi nella Lega, poi quello dei fondi neri in Fratelli d’Italia - è costretta al contropiede. Su un punto però Salvini e Meloni si sentono forti: se adesso si votasse per le politiche e non per le amministrative, i sondaggi darebbero certamente il centrodestra favorito. Un assist psicologico importante in vista del prossimo giro di boa, l’elezione del Presidente della Repubblica. Ma restiamo all’oggi. 

Alla prima schiera, quella dei favoriti, appartiene il Pd di Enrico Letta, che si gioca il tutto e per tutto alle suppletive di Siena e che venerdì, alla chiusura della sua campagna elettorale da Cortona, ha vaticinato: «Si sta andando verso un nuovo bipolarismo dove non c’è spazio per le posizioni intermedie». Ecco il punto. Il segretario guarda con un occhio dentro il suo partito, dove sono tutt’altro che sopiti gli spifferi delle correnti che pochi mesi fa hanno logorato Zingaretti costringendolo a clamorose dimissioni. Con l’altro occhio si rivolge invece al dedalo delle possibili alleanze di cui i Dem non possono fare a meno per le sfide future: non solo la corsa al Quirinale, ma anche le elezioni politiche del 2023. Sempre Letta dal palco di Cortona: «Abbiamo bisogno di costruire intorno al Pd una coalizione che sia in grado di prendere un voto in più e di governare».

A chi si riferisce Letta? L’idea di nuovo Ulivo che ha in testa potrebbe arrivare proprio dal caso Siena, dove la corsa del segretario è sostenuta tanto dal M5S quanto dai renziani di Italia Viva. Non basta. C’è chi tra i Democratici, perfino in queste ore febbrili, già si spinge a guardare oltre, immaginando di poter tessere un filo di dialogo con Forza Italia e la frangia più filo draghiana della Lega, Giorgetti in primis. Una sorta di maxi alleanza anti sovranisti, da opporre a Lega e FdI. Fantapolitica? No, ma solo a patto che a Palazzo Chigi resti Mario Draghi, anche dopo le elezioni del 2023. Questa, però, è davvero tutta un’altra sfida.