La prova del nove

L'editoriale del direttore della "Nazione"

Firenze, 24 giugno 2018 - Si torna alle urne dopo quindici giorni di “riflessioni” e di prove di apparentamenti più o meno dichiarati, più o meno riusciti. Sarà la prova senza appello: due sono i candidati, selezionati nel primo turno, tra loro uno vincerà, l’altro perderà. Più semplice di così. E per certi versi si può anche dire che siamo di fronte a ballottaggi da brividi, perché ancora una volta si voterà per le città capoluogo non assegnate, ma non mancheranno i riflessi sulla politica nazionale ancora in fase di assestamento per quanto riguarda i rapporti di forza, sia nella maggioranza che nella minoranza. Dal voto di oggi si cercheranno insomma spunti sulla tenuta dell’onda lunga che ha impresso un radicale cambiamento nella guida del Paese. L’attenzione anzi è ancora più evidente se inquadrata nel contesto di un governo che continua a spendersi come “governo del cambiamento” che si sente sempre in campagna elettorale. La conferma è venuta dall’interesse diretto dei leader dei partiti. I toni e gli slogan non lasciano spazio a interpretazioni diverse. 

C’è anche da ricordare che in ballottaggio vanno le guide di municipalità simbolo a cominciare dalla nostra regione. Qui si vota infatti a Pisa, a Massa e a Siena, ognuna delle quali portatrici di storie politico amministrative da lente di ingrandimento. Restano in sostanza da sciogliere non pochi nodi in una sorta di prova del nove. Ma questa attenzione induce anche a un’altra riflessione, che riguarda il rapporto con i territori. I quali si aspettano segnali concreti a partire dai primi provvedimenti economici e finanziari annunciati per quest’estate e dal Documento di programmazione economica, con un ministro che si è mostrato cauto per essere titolare di un dicastero di riferimento di un governo che viaggia ancora nel solco delle emozioni e delle provocazioni. E se su tutti gli argomenti continua a primeggiare la sicurezza declinata in varie sfumature su migranti e rom e a Pisa il tema è stato il centro di gravità attorno al quale si è sviluppata la campagna elettorale. In una città dipinta come vittima di una movida molesta che sfocia nel microcrimine queste insistenze erano più che scontate. Il malessere esiste ed è quello che Salvini è riuscito ad intercettare e a trasformare nel programma di governo. Sull’ onda del successo della sindaca di Cascina Susanna Ceccardi, anche Pisa può segnare una svolta storica nella Toscana del rosso sbiadito? Ipotesi possibile. La Toscana del resto ha già cambiato colore a Grosseto, ad Arezzo, a Livorno e a Carrara. Anche la Versilia è più blu che rossa, mentre a Siena è andato in scena il compromesso storico a sinistra con il patto Valentini-Piccini. Sindaco Pd alleato con lo sfidante, ex sindaco ed ex Pd. Prima se le sono dette di tutte i colori ora hanno dato vita a un apparentamento in chiave anti centrodestra. Ma restano le domande. Quale sarà il conto che Valentini dovrà pagare a Piccini? A Massa intanto il sindaco uscente del Pd cerca la conferma con l’incognita dei voti Cinque stelle. Tre situazioni, tre città. Il futuro della Toscana, al voto nel 2020, passa anche da qui. Da una Lega che appare lanciata nello sprint in un centrodestra che nel complesso tiene, grazie anche a Forza Italia che lavora ai fianchi il centrosinistra da anni. Da un Pd in cerca di identità dopo il flop di marzo. Tanti temi ma uno su tutti, chiunque sia il sindaco: il bene del territorio. Perché finite le polemiche, resta il benessere della vita della collettività da ricercare con idee, forza e passione.