La difficile arte di mettersi la mascherina

L'editoriale della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 24 maggio 2020 - Ad appena una settimana dall’inizio della libertà vigilata, la Fase 2 ha già il suo tormentone: «Stia seduta e si metta la mascherina». Immaginatelo detto col tono perentorio con cui la presidente del Senato Casellati ha redarguito un’indisciplinata onorevole durante l’ultimo (solo in ordine di tempo) gallinaio andato in scena a Palazzo Madama giovedì scorso. Un tono che ricordava il comandante De Falco con il suo intramontabile «torni a bordo» di schettiniana memoria. Sempre di responsabilità in un certo senso parliamo: usare o non usare la mascherina è molto più che una questione di educazione e di rispetto verso il prossimo.

E tornare a bordo della nave-Italia è un esercizio che dobbiamo ricominciare a fare tutti quanti, passata l’ubriacatura carica di ansia, tensione, incertezza che la falsa ripartenza ci ha messo addosso: ci siamo accorti in questa settimana che ricominciare a vivere (a uscire, a tagliarci i capelli, a bere un caffè) è molto più difficile che smettere, costretti a scoprire giorno dopo giorno quanto sia inesorabilmente diversa la vita di oggi da quella di ieri.

Con i negozi aperti ma vuoti, i ristoranti illuminati ma semideserti, tutti i bambini e i ragazzi ancora a casa da scuola. Finiti i mesi sospesi del lockdown, ora viviamo sulla nostra pelle la pesantezza del momento storico senza precedenti e della crisi economica che incombe: venerdì l’Onu ha sancito il calo dell’Indice di sviluppo umano, uno strumento che misura il benessere dei Paesi del globo.

Non succedeva da trent’anni. E mentre i più giovani riaffollano le strade nella movida già fuori controllo dei nostri centri storici, c’è un intero mondo più o meno adulto che smarrito cerca di tradurre i codici di un universo nuovo, e non migliore di quello di prima, come avevamo auspicato con un senso di cieco ottimismo. Solo, per il momento, più triste. Come ne usciamo, allora? Cercando innanzitutto di rimanere calmi, o di “stare seduti e metterci la mascherina”. Detta così sembra quasi un esercizio zen. Ma vale più che girare a vuoto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA