Italia sul crinale. Il 2022 deciderà il nostro futuro

Il Paese e le sfide dell'anno che verrà

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 2 gennaio 2022 - Se il passato è un’ispirazione per il futuro, il 2021 potrebbe diventare addirittura una mappa - da leggere con attenzione, distacco e cautela - per comprendere quale curva prenderà l’anno appena iniziato: le sue sfide, le sue incognite, le sue opportunità, le sue insidie. Il 2021 è stato cruciale. Il raccolto proficuo di una semina con cui l’Italia ha scoperto di possedere, nel suo stesso Dna, risorse che ignorava perfino di avere. In questi mesi difficilissimi, sconvolti dalla pandemia, abbiamo mostrato il carisma di un grande Paese. Vi ricordo i numeri, perché l’entusiasmo è sano solo se supportato dall’oggettività: 111 milioni di dosi di vaccino, una crescita del Pil del 6%, i successi nello sport e nella musica.

Per una volta possiamo lodarci, e possiamo farlo da soli. Sebbene poi la lusinga delle pagelle straniere (l’Economist che ci nomina Paese dell’anno, il plauso della Merkel nel suo discorso di commiato) abbia sempre su di noi un irresistibile fascino, come un bambino che si senta davvero soddisfatto solo quando un adulto gli ha detto che è stato bravo. E allora, di cosa dobbiamo preoccuparci? Di molto, in verità. Il Covid e l’aumento dei contagi sono solo una parte del problema. La stagione politica che entrerà nel vivo con l’elezione del tredicesimo capo dello Stato può terremotare un equilibrio tanto faticosamente raggiunto, mentre la crisi economica sulla scia del Covid - con lo tsunami del costo delle materie prime - rischia di mostrare il suo lato più feroce proprio nei prossimi mesi.

Il Pnrr non servirà, in questo senso, perché inizieremo a vederne i benefici solo nel lungo periodo, e qui sì dovremo seminare con coscienza, onestà, intelligenza e generosità, perché penseremo non all’oggi, ma alle generazioni di domani. Il 2022 comincia dunque con un’Italia sul crinale: può capitalizzare il passato costruendo le fondamenta di un futuro solido, o può disperderlo. È vero, come ha ricordato Sergio Mattarella nel suo ultimo discorso da Presidente, che le risorse le possiede il Paese nella sua interezza, ma è indubbio che proprio la nomina del suo successore al Colle potrà condizionare, come forse mai prima, la tenuta del cammino.

La sensazione è che la politica si stia distraendo su un terreno di gioco che rispolvera schemi perdenti, tra opportunismi e false piste: Mario Draghi tirato per la giacca tra chi lo vuole al Quirinale e chi a Palazzo Chigi, e partiti che stentano a trovare la sintesi necessaria anche a garantire la stabilità di un governo di larghe intese. I rischi a cui andiamo incontro sono, dunque, gravi. Come affrontarli? La risposta ce l’ha data, a San Silvestro, proprio Mattarella. Cito una sua frase, che mi è sembrata un monito ancor più che un auspicio: "L’Italia crescerà, e lo farà quanto più avrà coscienza del comune destino del nostro popolo e del popolo europeo".