Il partito dei sindaci

L'editoriale

Firenze, 2 giugno 2019 - Domenica scorsa, almeno per buona parte, si è manifestato un voto che definirei particolare per le scelte uscite dalle urne. Cominciamo dalla evidente differenza tra i risultati per le europee e i risultati per le amministrative. Ciò significa che gli elettori hanno compreso i diversi livelli di significato politico. Sì, quegli stessi elettori chiamati ad esprimere, nel segreto di quella stessa cabina, il doppio voto hanno infatti usato le schede dimostrando l’intelligenza di chi ha chiara la consapevolezza di avere di fronte scenari diversi. A chi dare la propria fiducia a questo o a quel candidato sindaco era ben diverso dal dare la preferenza a quello o a quell’altro partito, a questo o a quell’altro candidato al Parlamento europeo, peraltro nell’ambito territoriale delle grandi circoscrizioni.

Il sindaco invece è quello del mio Comune, resta il politico più vicino a me, alle mie esigenze e alle mie aspettative, quello al quale posso andare a parlare, che possono fermare per strada. Perché lo conosco o lo posso conoscere. E poi perché mi fido o perché ha fatto bene nel precedente mandato.

Al contrario voto un altro se ritengo che l’uscente non abbia amministrato bene o ci siano novità a cui dare fiducia. E’ in base a queste semplici considerazioni che l’elettore sceglie a chi affidare la guida del suo Comune. Insisto, l’aspetto da mettere in evidenza a una settimana dal voto è che l’elettore si è dimostrato, direi, più acuto e più attento di quanto ci si potesse aspettare. Nel complesso si può dire comunque che nelle nostre città, nelle quali gli elettori sono andati anche alle elezioni amministrative, si è visto chiaramente che c’è stato un voto ‘disgiunto’ tra Europee e Comunali.  Laddove la Lega prevaleva per l’europarlamento così non è stato per il voto amministrativo. Vedi il caso di Prato, mentre anche a Firenze il voto europeo pareva preludere al ballottaggio. L’elettore ha così premiato quello che, estremizzando il concetto, possiamo chiamare il partito dei sindaci, composto cioè da quei primi cittadini che hanno lavorato bene nell’interesse collettivo e al di là dell’appartenenza politica. Per le amministrative insomma possiamo parlare di un voto più vincolato alle persone e ai territori, sia nei grandi che nei medi e piccoli comuni, mentre per le Europee, come insegnano i politologi, il voto è più “libero”, cioè meno vincolante e vincolato. 

Da questi ragionamenti deriva giocoforza un auspicio: che i sindaci eletti lavorino bene e stiano “sul pezzo”, con passione e competenza, attenti agli interessi di tutta la comunità, e che possano dialogare proficuamente sia con la Regione sia con il Governo e ricevano ascolto adeguato per poter rispondere alle aspettative dei loro cittadini.  Un altro auspicio è che il confronto per i ballottaggi, come a Livorno e a Prato, sia sui contenuti, utile e rispettoso, e anche duro, ma mai improntato, e magari relegato, solo sullo scontro verbale e simili. Ci sono ancora giorni durante i quali si gioca il secondo tempo delle sfide amministrative dove mettere in campo, prima di tutto, idee e programmi per poter portare alle urne domenica prossima quanti più elettori sia possibile.