Quella lezione mai imparata

L'editoriale del direttore de "La Nazione"

Firenze, 19 agosto 2018 - Se è vero che l’esperienza è il risultato dei nostri errori, ne dovremmo avere da vendere. Ma ogni volta, immancabilmente, dobbiamo assistere a una immane tragedia per fermarci e capire che cosa non abbiamo fatto e che cosa dobbiamo fare. Questa volta è toccato a Genova far riflettere l’immagine deformata di una sicurezza sulle strade che non è più percepita come garantita. Quel ponte crollato, trascinando nel vuoto vittime innocenti che, come tutti, a milioni, si erano fidati di quella enorme struttura, ci ha mostrato a che punto siamo arrivati e quale enorme, complessa e capillare opera va affrontata per non farci venire l’angoscia tutte le volte che transitiamo su un viadotto, specialmente su quelli costruiti decine di anni fa con tecniche quindi datate. E così in Italia è scattata l’emergenza delle emergenze, quella tristemente annunciata delle strade e delle autostrade che va ad aggiungersi alle molte altre nella scala impietosa delle priorità. E va affrontata mettendo al bando le polemiche. E subito. Oggi, pensando una volta tanto al domani.

Un conto è rimanere sconcertati dal numero delle vittime, un conto è leggere le loro storie. Un conto è poi parlare genericamente di ponti a rischio e un conto è individuare quelli che lo sono realmente. Un conto è dire che bisogna intervenire e un conto è venir a sapere che ci sono oltre cento miliardi dedicati, immediatamente spendibili e che sono bloccati non si sa da chi e perché. Servirà la tragedia di Genova a dare una svolta seria al nostro modo di pensare e di agire? Già troppe parole sono state sprecate. Occorrono i fatti, occorre mettere mano al piano nazionale che utilizzi le risorse tenute incredibilmente nel cassetto. E occorre che vi partecipino Stato, Regioni, Province e Comuni e i privati che hanno in concessione i beni comuni per sapere al più presto quali sono gli interventi urgenti, secondo una seria priorità dettata dal rischio che si corre.

C’è chi ha già iniziato a farlo. Ma che nessuno si tiri da parte. Il premier Conte, i vice Di Maio e Salvini, e gli altri ministri, si sono resi conto a Genova dei problemi veri che devono avere la precedenza assoluta. Contiamo che ne facciano tesoro. E che facciano tesoro dell’orgoglio e della voglia di reagire dei genovesi. Lasciamo stare le sciocchezze, le soluzioni miracolistiche e si dimostri di saper affrontare l’emergenza con competenza e pragmatismo. E occorre fare presto perché il primo porto italiano non resti isolato e perché l’Italia del Nord e la Liguria, ora spaccate in due, siano al più presto ricollegate. Ma se Genova è l’epicentro dopo il quale tutto non dovrà essere come prima, la sicurezza delle infrastrutture deve diventare da subito un impegno a tutti i livelli. Perché il sacrificio di quelle innocenti vittime del ponte Morandi sia servito non solo a ritrovare la strada della serietà di uno Stato vero, ma anche a prendere atto che, dopo quelle immagini surreali, abbiamo finalmente imparato la durissima lezione.