Non c'è tempo da perdere

L'editoriale del direttore Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 20 gennaio 2019 - Ministro, non c’è tempo da perdere. Con il crollo del ponte Morandi a Genova si è drammaticamente alzato il velo sull’impietoso stato delle nostre strade e autostrade. Dall’anagrafe della costruzione siamo passati a contare gli anni della negligenza, dell’abbandono e della superficialità delle manutenzioni, come è stato peraltro per tante opere pubbliche.

Si è ripetuto anche che ogni costruzione invecchia e che finito un ciclo l’intervento più intelligente, meno rischioso e forse meno costoso sarebbe quello di abbattere per costruire il nuovo con le tecniche innovative che esperienza e ricerca mettono a disposizione. Ora ci troviamo nella situazione disperata di fare il conto quotidiano dei rischi per una massa enorme di interventi.

Ci sembra insomma di vivere in un Paese capovolto dove non solo non si fa la manutenzione adeguata ma dove deve intervenire la magistratura, al posto di ingegneri e di operai, per chiudere alla circolazione il trafficato viadotto della E 45 non più sicuro da tempo. D’obbligo allora le domande, reali e retoriche allo stesso tempo: ma in che Paese viviamo?

E dobbiamo dire meno male che c’è una procura illuminata che è scesa in campo a gamba tesa con un provvedimento di sequestro immediato. C’è scritto che la chiusura è stata determinata dalla “criticità estrema” del viadotto esposto a “rischio di collassamento”. Proprio così, a rischio di collasso, come è stato per il ponte Morandi, a causa del perdurare dell’esposizione all’usura del traffico veicolare.

Con conseguenze peraltro difficili da rimediare per i collegamenti perché se il ponte Morandi, crollato per collasso, ha spezzato in due Genova, la Liguria e parte dell’Italia del Nord, la chiusura imposta del viadotto dell’area aretina ha spezzato in due l’Italia nella sua struttura dorsale. E con ciò provocando le difficoltà legate a un sistema viario fragile per cui, quando si chiude una direttrice, si mette in ginocchio tutto il Centro Italia.

La totale interdizione al traffico – e che mole di traffico – del viadotto sulla E 45 non trova, in quel tratto, lo sfogo di una viabilità alternativa per il semplice motivo che la strada provinciale parallela non è più agibile, come scrivono i sindaci della zona in una lettera inviata d’urgenza al governo. Ecco perché la situazione che si è venuta a creare desta una fortissima preoccupazione che va oltre la chiusura del viadotto.

E così siamo ancora a chiedere e a chiederci, con angoscia, quanto ci eravamo chiesti dopo il crollo del ponte di Genova e cioè quanti ponti, viadotti e strade sono nelle condizioni del viadotto della E45? Nella sola Toscana risulta che siano circa 600 le situazioni a rischio. Non è sufficiente tutto ciò a far capire che bisogna smettere di temporeggiare, che bisogna passare ai fatti, che bisogna chiudere con i lunghi anni dell’incuria?

La nostra sicurezza e la nostra economia corrono su quelle direttrici che richiedono un piano straordinario. Il ministro Toninelli deve smetterla di interpretare il ruolo del temporeggiatore. Caro ministro, non c’è tempo da perdere. La magistratura aretina lo ha ha