Non soffocate la voglia di ripartire

L'editoriale della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 28 giugno  2020 -  Siamo davvero così? Il Paese dei peggiori Governi ma nelle cui strade si sente vibrare l’intelligenza più viva: lo scriveva svariati decenni fa Natalia Ginzburg. Aveva ragione. Ora: il Governo attuale deve stare attento a non soffocare questa nostra provvida intelligenza continuando a usare con troppa disinvoltura la politica dell’assistenzialismo. Quella stessa politica che - certo coi suoi ritardi e le sue storture - nei mesi più feroci del lockdown ci ha salvati, ci ha tenuti in piedi: tra cassa integrazione (ha raggiunto 850 milioni di ore solo a maggio, un record), blocco dei licenziamenti (valido fino al 17 agosto), le garanzie pubbliche sui prestiti bancari (che si potranno attivare solo entro dicembre).

Ebbene, questo non basta più. Il fatto sotto gli occhi di tutti - già, non servono statisti, basta farsi un giro in qualunque dei nostri centri storici o delle nostre periferie - è che la Fase 2 non sta decollando, e lo si vede nei negozi ancora troppo chiusi, nei ristoranti ancora troppo vuoti, nella sfiducia generalizzata di un’Italia che stenta a ritrovare la rotta della ripartenza. La maggioranza a Palazzo Chigi prova a correre ai ripari: prepara il decreto Rilancio, poi il decreto Semplificazione, poi annuncia un nuovo scostamento di Bilancio, poi il taglio dell’Iva e una «massiccia riforma finanziaria», che peraltro si attende da anni e che non è mai stata portata a casa.

Ma fra tutti questi buoni propositi la sensazione di appannamento di un sistema non più sostenibile resta, anzi aumenta. E quanto ancora potremo durare così, con l’assenza di incentivi per tornare a scommettere sulle nostre capacità imprenditoriali e «la nostra intelligenza» soffocata dalla vituperata burocrazia? Ne è un esempio fra i tanti la storia fiorentina che abbiamo raccontato su questo giornale: la titolare di un locale multata a sangue (8.500 euro!) perché, avendo assunto un dipendente contro ogni tendenza pessimistica, aveva tardato la registrazione del nuovo contratto di lavoro part time. Ci mancava, in tutto ciò, che la politica riassegnasse i vitalizi ai nostri ex senatori: non è una questione di populismo, ma questo davvero non era il momento. Tutti gli indici prevedono un autunno (Covid permettendo) con decine di migliaia di posti di lavoro polverizzati, il rischio di aumento di tensioni sociali, la riduzione dei cuscinetti assistenziali (perché i soldi in cassa non sono infiniti). E allora basterebbe mettere a frutto questa nostra intelligenza, o almeno non disincentivarla, non distruggerla prima ancora che possa tornare a germogliare. Abbiamo appena fatto gli Stati Generali dell’economia. Adesso proviamo a fare quelli del buonsenso, sia mai che se ne ricavi qualche spunto più solido da cui ripartire.