Basta un gesto per scaldare il cuore

L'editoriale della direttricedella "Nazione"

Agnese Pini, direttrice della "Nazione"

Agnese Pini, direttrice della "Nazione"

Firenze, 10 novembre 2019 - Io non sono fra quelli che fanno beneficenza. Sono fra quelli che quando avvistano gli stand no profit davanti ai supermercati cambiano ingresso e che vanno in ansia se ci sono i lavavetri ai semafori. Io non sono fra quelli che adottano bambini a distanza o che si commuovono coi documentari sulla fame nel mondo. Eppure mi sono messa a piangere, ieri mattina, quando al teatro Verdi di Firenze è andata in scena la giornata annuale di Cuamm, che è un’associazione di medici volontari per l’Africa. Ho avuto la lacrima tremolante nell’occhio per tutto il tempo in cui sono rimasta a teatro.

E non riuscivo neppure a capire perché mi facesse tanto effetto sentire quelle storie di persone così lontane da me, che a un certo punto della loro vita avevano deciso di andare ancora più lontano per dare una mano a perfetti sconosciuti. Non conoscevo Cuamm fino a due mesi fa, quando don Dante Carraro, la grande anima di questa famiglia, è venuto a trovarmi in redazione. Mi raccontava di tutto quello che lui e i volontari fanno per l’Africa, quando io non ho potuto fare a meno di interromperlo: “Perché?”. Già: perché giovani e non più giovani decidono di lasciare tutto per andare in Africa ad aiutare degli estranei? E mi ha detto: “Avevano solo un po’ più dello stretto necessario, e hanno deciso di darlo”. Tutto qui? “Tutto qui”.

Ed era al tempo stesso la risposta più anti eroica e più eroica che io avessi mai sentito. Allora forse è per questa risposta che mi veniva da piangere ieri mattina, è perché pensavo che i giovani e i non più giovani che erano con me in quel teatro avevano dato agli altri ciò che nella loro vita era in più: non se lo erano tenuto per loro (gli studi, l’esperienza, i soldi, gli ideali), ma lo avevano condiviso. Si accusano i giornali di non occuparsi di volontariato, la beneficenza disinteressata. Si dice: “Certe cose non fanno vendere”. In parte è vero. In parte il motivo sta nel fatto che i giornali hanno spesso il fiato corto, non riescono a guardare in prospettiva. Allora mi sono chiesta che cosa il mio giornale avesse “di più” da poter dare agli altri, come ha detto don Dante: noi avevamo solo delle pagine, ed è per questo che abbiamo deciso di dedicarne qualcuna ai volontari di Cuamm. Per lasciare tutto, come hanno fatto loro, ci vuole soprattutto amore. E se voi, lettori, siete fatti come me, che quando vedete certe cose cambiate strada, o che quando leggete certe cose voltate pagina, stavolta provate a non farlo. Scoprirete che basta un solo gesto di bellezza per scaldare il cuore.