Il gioco dell'oca

L'editoriale del direttore Francesco Carrassi

Firenze, 9 giugno 2019 - Ormai, nelle scelte politiche che fanno due passi avanti e tre indietro, siamo come al gioco dell’oca. Bene che vada, se si parla specialmente di infrastrutture, quando si inizia a procedere, dietro l’angolo spesso c’è lo stop. Di fatto non ci si muove, o l’azione è al rallentatore. In Toscana ci portiamo nel fianco da anni due spine che riassumono, come casi emblematici, quel senso di disorientamento, e anche di impotenza che paralizza ogni iniziativa. Si sarà sicuramente già compreso che parliamo dell’aeroporto e del termovalorizzatore, entrambi oggetto di decisioni di segno opposto.

I giudici del Tribunale amministrativo regionale, il Tar, ormai famoso spauracchio, fanno ovviamente il loro lavoro. Applicano le leggi al caso concreto, al di là di quello che può pensare qualche nostro governante. Il problema è che le scelte politiche sono destinate, troppe volte, anzi ormai quasi sempre, a passare sotto le forche caudine del Tar.

Con un risultato che si vive come una scommessa, da tripla se giocassimo al Totocalcio: può succedere di tutto. La riprova è quello che è avvenuto, in pochi giorni, in Toscana dove il Tar mentre da una parte ha bloccato il potenziamento dello scalo aeroportuale di Firenze, dall’altra ha accolto il ricorso dei potenziali gestori e realizzatori del temovalorizzatore della Piana fiorentina rimettendo in pista l’impianto dei rifiuti. In buona sostanza è accaduto che il Tar ha emesso due decisioni su scelte politiche che dicevano l’esatto il contrario: via libera all’aeroporto e stop all’impianto degli scarti. E dunque non si può ignorare che un problema c’è.

Se confidiamo che il Tar, come detto, faccia in piena autonomia le sue scelte interpretando al meglio le leggi, che dobbiamo pensare della politica portata avanti dai nostri amministratori? Perché le strategie e i progetti non riescono a essere determinanti e pure coinvolgenti e condivisi anche nella fase della loro ideazione? Sfrondando al massimo la complessità dei rapporti della vita politica e di quella di relazione, ci sono almeno due attenuanti. Di certo c’è che trascorre troppo tempo tra l’idea progettuale e il progetto esecutivo, tra l’avvio e la conclusione di un iter. A causa di procedimenti politici e amministrativi complessi, richiesti per ottenere tutti i via libera necessari attraverso le forche caudine della macchina pubblica (tarlo burocrazia) tanto che il progetto diventa ben presto vecchio, superato.

La seconda attenuante è rappresentata dal «partito del no», a volte comprensibile ma a volte contro a prescindere (tarlo ideologico), con associazioni, comitati e gruppi di cittadini che, sempre più forti e diffusi, alle pressioni aggiunge l’arma dei ricorsi al Tar. E’ un fenomeno questo difficile da limitare o esorcizzare se non con la buona politica, basata sull’ascolto, sul dialogo, su una saggia mediazione, e con il vero coinvolgimento di tutte le parti interessate al bene comune e non all’orticello sotto casa. E’ la fatica della democrazia.