Il futuro dei giovani

L'editoriale del direttore de La Nazione, Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 7 aprile 2019 - Fateci caso, ogni volta che succede un fatto negativo con i nostri giovani protagonisti la proposta è: bisogna ripartire dalla scuola, bisogna insegnare ai ragazzi come ci si deve comportare. E’ come quando si ricorre al "bisogna riflettere": un modo come un altro per rinviare ad altri, non affrontare il problema per risolverlo. E la scuola diventa così il terminale di tanti scaricabarile di comodo. Ma guardiamo la realtà negli occhi: un adolescente toscano su cinque è stato vittima di bullismo e ha subito forme di violenza sistematica.

Il Piano d’azione per la salute mentale dell’Organizzazione mondaile della sanità dice che un’attenzione particolare va data agli aspetti di sviluppo e alla capacità di creare rapporti sociali positivi. La legge nazionale del 2017 ha puntato l’attenzione "su prevenzione e contrasto del fenomeno del cyberbullismo" mentre per il bullismo ci si rifà al codice penale per aggressione, minacce, violenza personale. Bisogna agire con tempestività, educando i ragazzi a una convivenza civile per arginare il bullismo. Tutti coinvolti, nessuno escluso: genitori, ragazzi stessi, insegnanti e scuola in generale, associazioni sul territorio, sindacati.

Si parla molto, specialmente in queste settimane, di famiglia dopo il convegno di Verona. Ma ci siamo interrogati, al di là delle connotazioni legislative al centro delle polemiche politiche, su cosa accade davvero dentro le famiglie? Se vogliamo dare forza alla famiglia (tradizionale o globalizzata che sia, nel senso di apertura a unioni diverse dal matrimonio) bisogna mettere in campo strumenti adeguati, anche per sostenerla. E allora il ministro Lorenzo Fontana, oltre agli importanti protocolli che ha firmato, deve prendere a cuore la lotta al bullismo, alle prevaricazioni, all’offesa via web, alla violenza. Così facendo si occupa dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie.

Attenzione, siamo di fronte a una vera e propria emergenza: lo tocchiamo con mano con i fatti di cronaca che trattiamo ogni giorno. Nessuno dica che il problema è sottovalutato. Proprio per ciò bisogna entrare nel merito e fare, fare, fare L’ultimo episodio, inquietante, è stato quello del liceo di Pistoia dove una ragazza di 15 anni, sbronza a mezzogiorno, è stata legata a un palo, e offesa. Cogliendo l’occasione di un’assemblea di istituto. Poi ricordiamo le violenze messe in atto nelle scuole superiori di Pisa da giovani ‘incursori’ nelle aule e la prevaricazione di alcuni studenti al prof di Lucca. Tanto per fare alcuni esempi.

Immagini che non ci scordiamo a distanza di mesi e mesi. Domandiamoci tutti insieme: ma dove siamo finiti? Vogliamo che questo sia il destino dei nostri figli? I punti di riferimento che fine hanno fatto? E i maestri? Sembrano che siano rimasti sono quelli cattivi. Sappiamo che non è così: e allora tutti insieme facciamo emergere le risorse migliori della nostra società, della nostra scuola, dalla primaria all’università, della nostra tradizione di famiglia. Si gioca la partita del futuro delle nuove generazioni. E la scuola cambi passo: perché non ricominciare con due materie fondamentali? Con l’educazione civica, intanto, seriamente impartita per formare i cittadini di domani, pienamente consapevoli di esserli. E l’altra? Si parla di educazione sessuale creando ancora imbarazzi. E allora si insegni l’educazione sentimentale per contribuire a costruite relazioni corrette e rispettose.