Soccorso alla sanità

L'editoriale

Firenze, 22 aprile 2018 - Mentre si aggrava l’emergenza scuola, come dimostra quanto accaduto a Lucca con un gruppetto di studenti che da bulli consumati hanno tenuto in scacco e minacciato un docente, un altro fronte si apre sulla sanità. E anche qui si parla di violenza. Preoccupante all’inizio, adesso inquietante: non si tratta più solo di casi isolati ma di un fenomeno che va affrontato, come è per la scuola, con decisione, strumenti, severità. Premesso che non va fatta nessuna generalizzazione, quello che accade nella sanità (aggressioni a medici e infermieri specialmente dei pronto soccorso) è la conferma che i sistemi complessi non crollano di botto ma si sfilacciano progressivamente, tra l’inerzia e l’incapacità di porre per tempo i necessari rimedi.

Chi continua a sottovalutare la gravità dei fatti, che si ripetono e che aumentano di pericolosità, d’ora in avanti si deve considerare complice. Dalla scuola, come detto, alla sanità il passo è breve.

La cronaca riferisce che a Napoli una dottoressa del 118 è stata presa a schiaffi, pugni e sputi dai parenti e amici di una coppia caduta dal motorino; a Roma il padre di un ricoverato si è scagliato contro la dottoressa di turno minacciandola di morte fino a stringerle le mani al collo; a Bari un equipaggio del 118 è finito sotto scacco da un paziente armato di katana; a Palermo le aggressioni sono la normalità; ancora a Napoli un migrante ha ferito cinque medici; una guardia giurata ha messo in fuga medici e infermieri che gli impedivano di entrare nella stanza della figlia dove c’era già la madre; a Firenze, specialmente all’ospedale di Santa Maria Nuova, in centro storico, e a Prato, il personale è sotto stress continuo.

La stessa Federazione di Asl e ospedali ci mostra quanto il fenomeno sia diffuso denunciando tremila episodi di aggressione. Il fronte più a rischio resta il pronto soccorso con 456 episodi nell’ultimo anno rilevati dal sindacato degli infermieri Nursind. Ma anche in corsia e negli ambulatori le aggressioni sono in aumento con oltre 700 casi denunciati.

Se si va indietro nel tempo emergono aggressioni di inaudita gravità soprattutto a danno delle guardie mediche, a volte tragicamente concluse. A questo siamo arrivati? A non rispettare e non garantire la sicurezza agli operatori sanitari? A Pordenone saranno gli alpini a garantire la tutela dei camici bianchi. L’allarme è scattato. I rimedi devono esserci e funzionare, 24 ore su 24, feriali e festivi. Un tempo in ogni pronto soccorso c’era un presidio delle forze dell’ordine. Difendiamo chi mette professionalità e passione per curarci e salvare vite. Altrimenti ci faremo tutti del male.