La difficile scelta di pubblicare questa immagine

L'editoriale della direttrice de La Nazione

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

La direttrice de La Nazione Agnese Pini

Firenze, 16 gennaio 2020 -  Perdonaci, Niccolò, se puoi. Perché non è giusto morire a 21 anni, non è giusto morire così. E la tua morte allora investe un po’ tutti, inchioda un po’ tutti alle drammatiche pieghe di questa storia terribile e assurda che ti ha portato via: quando le vittime sono i più deboli, la responsabilità è sempre anche collettiva.

Ieri, a La Nazione, abbiamo pensato a lungo se pubblicare o meno la foto che trovate in questo articolo. L’ha scattata un testimone da una finestra che dà proprio su piazza Brunelleschi a Firenze. Al centro c’è Niccolò Bizzarri, già a terra e circondato dai passanti, accanto a lui la sedia a rotelle elettrica bloccata tra la pavimentazione rabberciata: il pavé è distrutto, l’asfaltatura maldestra e decisamente troppo vecchia è piena di voragini e dossi.

È un’immagine angosciosa e difficile, ma importantissima. E per questo abbiamo deciso di mostrarla, a costo di poter sembrare indelicati o inopportuni. Perché questa foto rappresenta una denuncia fondamentale delle condizioni in cui si trovava la piazza nel momento in cui Niccolò è caduto, prima che un tardivo rattoppo la asfaltasse a nuovo, subito dopo l’incidente. Ora: se per Niccolò "le cause del decesso" – come dicono i burocrati – siano da collegare strettamente o meno alla caduta, lo decideranno fredde perizie.

Saranno queste a dirci quale esatto motivo abbia fatto sì che il cuore dello studente di Lettere antiche, appassionato di vita, smettesse di battere lunedì sera. È stato per via del colpo sulle pietre dissestate? Per lo choc? Oppure per un’incontrollabile volontà del destino, o ancora per una procedura medica sbagliata in ospedale, dove è morto poche ore dopo l’incidente? Le verità scientifiche saranno fondamentali per stabilire responsabilità e colpevoli, se mai ce ne sono. Ma poco importa, in fondo. Perché nulla potrà cancellare il fermo immagine di quanto accaduto, lo strazio che ammutolisce: un ragazzo inerme a terra. Indifeso e umiliato. Sì, umiliato come lo è chi è impotente: e cosa c’è di più impotente di un giovane privato dell’uso delle gambe che finisce con la faccia sul duro asfalto? Perdonaci, se puoi, Niccolò.