La storia di Lucia, che non era bella e non ci stava

L'editoriale della direttrice de "La Nazione"

Agnese Pini

Agnese Pini

Firenze, 24 novembre 2019 - Lucia ha 20 anni, fa l’operaia tessile, tutte le mattine si sveglia molto presto per andare in fabbrica. È caruccia senza essere una bellezza. È timida, anzi di più: è proprio poco espansiva, non dà confidenza quasi a nessuno, arrossisce per un nonnulla. Ha poche amiche e ha un fidanzato.

Un giorno succede che il suo capo inizia a importunarla. Innamoramento, capriccio, ossessione? Le molestie diventano ben presto un incubo per lei: ne ha paura, ma ne ha anche vergogna. Ha paura del giudizio delle colleghe e forse del fidanzato e della mamma stessa, si vergogna di sé perché non sa come fare a gestire quella situazione – il suo capo, il suo lavoro, il suo futuro – si scopre piccola e impotente.

E per questo non dice nulla. Si tiene tutto dentro, sperando magari che quelle attenzioni possano passare come sono arrivate. Quelle attenzioni ovviamente non passano: aumentano, trascendono. E Lucia si rovina la vita. Deve lasciare il suo lavoro e perfino il suo paese. Per molto tempo non riuscirà più neppure a vedere il suo fidanzato.

Questo è però un incubo a lieto fine, che tutti voi conoscete, che tutti voi avete letto o almeno solo sentito raccontare: Lucia, non si fosse capito, è la Mondella dei Promessi Sposi, il romanzo con cui Manzoni, in tempi certo lontani dal femminismo e dal #MeToo, ha raccontato una meravigliosa storia d’amore e di donne, e di violenza contro le donne.

E lo ha fatto, soprattutto, senza lasciare alibi di sorta a Don Rodrigo, il capo molestatore: Lucia non ammicca, non è una fatalona, non è una che ci sta, non se la è andata a cercare, non è poco furba né una finta ingenua, non si veste provocante, non ha dato false speranze, non abbassa la scollatura, non cerca di guadagnarci qualcosa, non è bellissima e non è neppure bruttissima, non è avventata, non è sciocchina, non è egocentrica, non è maliziosa.

Manzoni, che ha scritto il romanzo nell’800 e lo ha ambientato nel ‘600, cancella i luoghi comuni e gli stereotipi e ci riconsegna una donna che è tutte noi, in fondo, contro i pregiudizi e le maldicenze che ancora oggi – anche oggi stesso che si celebra in tutto il mondo la giornata contro la violenza sulle donne – sopravvivono in fondo alla pancia ogni volta che si parla di una donna molestata sul lavoro o in famiglia.

Una donna violentata picchiata ferita uccisa. Ne muore una ogni tre giorni. Ne viene aggredita una ogni quindici minuti. Siamo tutte, ancora oggi, Lucia.